lunedì 2 gennaio 2012

What dreams may come



Il genere umano si mette d'impegno in certe circostanze nel tentativo di farmi perdere non solo la pazienza - chè quella sarebbe cosa assai men grave - ma la fiducia nel mio prossimo. 
Ci prova e ci riprova da anni, sempre con il medesimo risultato: perdendo la sua sfida.
E' ovvio. La fiducia non si dà a coloro che evidentemente non l'hanno mai meritata o l'hanno, per torti o leggerezza, perduta.
Ma nonostante 35 anni di battaglie non ho ancora smesso di concedere il beneficio del dubbio, perchè in questo mondo si è innocenti fino a prova contraria.
Certo, è un rischio enorme.
Si mette a repentaglio la propria incolumità, il proprio cuore, una realtà solida costruita tra enormi difficoltà. 
Ma ne vale la pena. 
Perchè - anche solo a livello etico - trovo riprovevole l'idea che un possibile amico di domani paghi per un errore commesso dall'empio traditore di ieri. Questa sarebbe giustizia sommaria, sarebbe "guerra preventiva".
Quindi oggi, come ieri e come domani concederò a tutti coloro che mi si avvicineranno il beneficio del dubbio.
A loro starà utilizzarlo con saggezza, se questo sarà loro desiderio, se reputeranno giusto e meritevole lottare per avermi nella loro vita.
A tutti gli altri non andranno nè il mio biasimo nè alcuna villanìa.
Solo l'ombra della dimenticanza.
E il silenzio indistinto di un addìo in sordina.

Francesca

PS: Qualche giorno fa una persona mi chiese che cosa fosse la "vera Luce". Ecco. Forse quello che ho scritto oggi è piccola emanazione della vera Luce. Quella fiaccola perennemente accesa nell'animo, anche quando tutto intorno è oscurità, dubbio e paura. Perchè può sembrare apparentemente che le tenebre siano forti e grandi (e forse pur lo sono). Ma basta una piccolissima fiammella per illuminare uno sterminato spazio nero.
Per la serie: mi spiace, ma non c'è proprio gara!

3 commenti:

  1. Ecco la fiammella...ma va presa con le pinze (per quel discorso sul femminino sacro): E' una delle religioni monoteiste :)

    http://www.youtube.com/watch?v=7P7BGjswuyU

    Buona Giornata
    Giacomo Galvano

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  2. LA LETTERA DEL FIGLIO DI UN OPERAIO

    Ero tornato da poche ore, l’ho visto, per la prima volta, era alto, bello, forte e odorava di olio e lamiera.
    Per anni l’ho visto alzarsi alle quattro del mattino, salire sulla sua bicicletta e scomparire nella nebbia di Torino, in direzione della Fabbrica.
    L’ho visto addormentarsi sul divano, distrutto da ore di lavoro e alienato dalla produzione di migliaia di pezzi, tutti uguali, imposti dal cottimo.
    L’ho visto felice passare il proprio tempo libero con i figli e la moglie.
    L’ho visto soffrire, quando mi ha detto che il suo stipendio non gli permetteva di farmi frequentare l’università.
    L’ho visto umiliato, quando gli hanno offerto un aumento di 100 lire per ogni ora di lavoro.
    L’ho visto distrutto, quando a 53 anni, un manager della Fabbrica gli ha detto che era troppo vecchio per le loro esigenze.
    Ho visto manager e industriali chiedere di alzare sempre più l’età lavorativa, ho visto economisti incitare alla globalizzazione del denaro, ma dimenticare la globalizzazione dei diritti, ho visto direttori di giornali affermare che gli operai non esistevano più, ho visto politici chiedere agli operai di fare sacrifici, per il bene del paese, ho visto sindacalisti dire che la modernità richiede di tornare indietro.
    Ma mi è mancata l’aria, quando lunedì 26 luglio 2010, su “ La Stampa” di Torino, ho letto l’editoriale del Prof . Mario Deaglio. Nell’esposizione del professore, i “diritti dei lavoratori” diventano “componenti non monetarie della retribuzione”, la “difesa del posto di lavoro” doveva essere sostituita da una volatile “garanzia della continuità delle occasioni da lavoro”, ma soprattutto il lavoratore, i cui salari erano ormai ridotti al minimo, non necessitava più del “tempo libero in cui spendere quei salari”, ma doveva solo pensare a soddisfare le maggiori richieste della controparte (teoria ripetuta dal Prof. Deaglio a Radio 24 tra le 17,30 e la 18,00 di Martedì 27 luglio 2010)...
    anib roma 03.01.12 14:29|


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    ...il Prof deaglio è mica il marito del ministro del lavoro???...
    anib roma 03.01.12 14:32 |
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    Pensare che un uomo di cultura, pur con tutte le argomentazioni di cui è capace, arrivi a sostenere che il tempo libero di un operaio non abbia alcun valore, perché non è correlato al denaro, mi ha tolto l’aria.

    Sono salito sull’auto costruita dagli operai della Mirafiori di Torino.

    Sono corso a casa dei miei genitori, l’ho visto per l’ennesima volta. Era curvo, la labirintite, causata da milioni di colpi di pressa, lo faceva barcollare, era debole a causa della cardiopatia, era mio padre, operaio al reparto presse, per 35 anni, in cui aveva sacrificato tutto, tranne il tempo libero con la sua famiglia, quello era gratis.

    Odorava di dignità.

    (Luca Mazzucco)
    anib roma 03.01.12 14:30 |

    Non ho altro da aggiungere, e scusa l'OT

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  3. <-- Dimenticavo, Giacomo

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