martedì 30 giugno 2015

Vademecum per il Paradiso




DAL LIBRO DI GREGG BRADEN "LA SCIENZA PERDUTA DELLA PREGHIERA"


    La preghiera è il linguaggio di Dio e degli angeli. Dalle antiche conoscenze ritrovate nei manoscritti del Mar Morto, fino alle pratiche autoctone sopravvissute fino ad oggi, la preghiera è universalmente riconosciuta come un linguaggio mistico che ha il potere di cambiare i nostri corpi. La nostra vita e il mondo. All'interno di quelle stesse tradizioni, tuttavia, esistono varie concezioni sul modo più efficace di "parlare" il linguaggio della preghiera. A suo modo, nell'arco dei secoli, ciascuna pratica spirituale ha dato una sua precisa impronta alla natura specifica della preghiera, al suo funzionamento e alle sue applicazioni nella vita quotidiana. In definitiva, il linguaggio della preghiera risulta privo di regole e non c'è modo giusto o sbagliato di pregare. Quel linguaggio esiste dentro di noi, sotto forma di una nostra caratteristica naturale: la capacità di sentire.
      Nella sua descrizione della preghiera intesa come sentimento, l'abate che avevo incontrato in Tibet mi aveva chiaramente esposto questa remota forma di conoscenza, che da lungo tempo è andata perduta in Occidente: «Quando ci vedete salmodiare per molte ore al giorno e ci osservate mentre usiamo le campane, le coppe e l'incenso, state osservando ciò che facciamo per creare un'emozione nei nostri corpi fisici. Il sentire è la preghiera!». Subito dopo avermi dato quella spiegazione, l'abate mi aveva posto a sua volta la domanda: «Voi come fate questo, nella vostra cultura?».
       E' strano come una singola domanda, se formulata nel modo giusto e nel momento giusto, possa servire a chiarirci una convinzione che in precedenza ci era risultato difficile articolare nella sua interezza. Dopo aver udito quella domanda, dovetti sforzarmi di cercare nel profondo di me stesso la mia idea di come funziona la preghiera in Occidente. Fu in quel momento che cominciai a rendermi pienamente conto dell'impatto delle prime revisioni a cui fu sottoposta la Bibbia.
       Quando i testi che trasmettevano le conoscenze relative alle emozioni e al sentire scomparvero dalle nostre tradizioni, fummo abbandonati a noi stessi nell'impresa di comprendere con le nostre sole forze il rapporto fra sentimento e preghiera. Oggi, a distanza di diciassette secoli, ci ritroviamo a vivere in una cultura dove si dà poca importanza ai propri sentimenti, li si nega, o talvolta li si ignora del tutto. Nella nostra società ciò si realizza particolarmente rispetto alla figura maschile, sebbene questa tendenza si stia modificando. E' come se per quasi millesettecento anni avessimo utilizzato il computer cosmico della consapevolezza e dei sentimenti senza avere sottomano il manuale delle istruzioni. Alla fine, perfino i sacerdoti e le figure autorevoli hanno cominciato a dimenticare il potere delle emozioni nella preghiera. E' stato allora che abbiamo cominciato a credere che la preghiera sia fatta di parole.
        Se si chiede una descrizione della preghiera a qualcuno per strada o in un qualunque aeroporto o centro commerciale, molto spesso le persone rispondono citando le parole delle più note preghiere. Quando pronunciamo frasi come "Angelo di Dio, che sei il mio custode", "Ti rendiamo grazie o Signore per il cibo che hai posto su questa mensa", o "Padre nostro, che sei nei cieli", normalmente si crede di essere intenti a pregare. Ma le parole non potrebbero rappresentare una formula che in un lontano passato qualcuno ha concepito per noi, per permetterci di ricreare in noi stessi un sentimento di preghiera? Una simile evenienza avrebbe vaste implicazioni.
       In ogni momento della vita noi proviamo emozioni. Anche se non sempre siamo coscienti di quali emozioni stiamo, provando, le abbiamo comunque dentro di noi. Se il sentire è preghiera e s e noi siamo costantemente nello stato del sentire, ciò significa che siamo in uno stato perenne di preghiera. Ogni momento è una preghiera. La vita è una preghiera! Noi inviamo continuamente un messaggio allo specchio della creazione, segnalando stati dell'essere in cui nei nostri rapporti con le persone che amiamo dominano guarigione o malattia, pace o guerra, rispetto o sopruso. "La vita" è la Mente di Dio che ci rimanda indietro ciò che proviamo - la preghiera che abbiamo formulato. 
        
                                                                           __________


Riflessione personale: intanto vi consiglio caldamente di comprare il libro e di leggerlo nella sua interezza. Ne vale davvero la pena.
Secondariamente vorrei condividere un'esperienza personale con tutti voi: leggendo fra le pagine di Braden ho compreso perchè la mia personale forma di preghiera funziona in modo a dir poco strabiliante.
La mia invocazione cantata in una lingua a me sconosciuta (almeno, sconosciuta alla parte cosciente del mio cervello) produce in me un tale effetto emotivo che l'intenzione mentale che ne segue viene pressochè IMMEDIATAMENTE tradotta in realtà. Proprio stamane ne ho avuto una ulteriore conferma.
Il mio consiglio?
Trovate la vostra "voce", la vostra emozione.
E la vostra preghiera, il vostro desiderio sarà reale con una tempistica  che vi sbalordirà.
Unica raccomandazione: il "desiderio" non deve essere formulato come qualcosa di lontano da voi, nel futuro, ma come qualcosa che già possedete (ad esempio se volete una piscina, immaginate di vedervi dentro l'acqua con il corpo bagnato mentre sentite l'odore del cloro), colmi di gratitudine per il Cosmo che ha GIÀ acconsentito alla vostra richiesta.
Non dovete credermi.
Dovete solo provare.

Con molto Amore
La Dea dell'Ovest





domenica 28 giugno 2015

Orwell e dintorni




Se continui a frequentare le stalle,  non puoi lamentarti del fetore dei tuoi piedi.
Sali i gradini ed entra in casa.
Allora vedrai che i tuoi piedi saranno puliti e la gente che incontrerai parlerà la tua lingua.

La Dea dell'Ovest

martedì 23 giugno 2015

Sapere è potere




Oggi intendo lasciare la parola ad un mio carissimo nonché brillante amico: Angelo Balladori.
Non intendo anticipare nulla.
Ho pubblicato il seguente pamphlet a beneficio dell'intera umanità, perchè credo che le sue parole abbiano il potere di chiarire i pensieri e illuminare le menti.
Leggete e divulgate.

IL CAMBIAMENTO E' OGGI.

La Dea dell'Ovest



domenica 14 giugno 2015

Essence of Larch




Lao Tze suggeriva nel Tao Te Ching che "si guarisce quando si è stanchi di essere malati".
Ora, personalmente credo che un tale grado di saggezza possa essere scardinata dal solo concetto riguardante la salute e applicata ad ogni ambito delle attività umane.
"Si diventa sapienti quando si è stanchi di essere ignoranti".
"Si diventa consapevoli quando si è stanchi di essere inconsapevoli".
"Si diventa vedenti quando si è stanchi di essere ciechi".

Sarebbe pur facile, detta così.
Ovviamente l'intero processo di mutamento parte dall'ammissione della propria ignoranza, inconsapevolezza, cecità, eccetera eccetera...
Nel nostro mondo "civilizzato" (che di civilizzato ha ormai solo le lattine dipinte da Warhol) chi conserva in sé il coraggio, il tempo introspettivo, il vizio per la verità da concedersi di riconoscersi in errore?
Siamo dunque in presenza del celebre paradosso del cane che si morde la coda.
Non si può diventare vedenti se non ci si accorge di essere ciechi.
Non ci si può accorgere di essere ciechi se non si ammette pur minimamente tale possibilità.

Chi o cosa alimenta lo status quo?
L'ego.
Che novità!
Questo fenomeno da baraccone che domina la nostra esistenza dalla A alla Z.
Quel nano da giardino che scambiamo per il gigante della montagna del nostro essere e che ci suggerisce continuamente all'orecchio le supreme verità in base a cui costruiamo la nostra quotidianità: se non abbiamo la gonna alla moda siamo "out", se non guadagniamo più del vicino siamo falliti, se non abbiamo la casa di proprietà siamo dei perdenti, se non abbiamo l'ultimo modello di palmare siamo da deridere, se non abbiamo la famiglia del Mulino Bianco siamo dei diseredati da Dio (anche se in Dio non crede in effetti più nessuno) e dalla società (anche se di fatto la società non esiste più: la società sarebbe un'identità composta da un insieme di persone che interagiscono fra loro. Nel nostro mondo non interagiamo nemmeno coi membri della nostra famiglia, figuriamoci con chi non ne fa parte....).

Tutti concetti che hanno a che fare con l'avere.
Ma noi siamo o abbiamo?
Quando ci presentiamo a qualcuno noi diciamo "Piacere! Sono Francesca Giordanino" oppure "Salve! Io posseggo Francesca Giordanino"?
Stranamente continuiamo ad usare la prima, di allocuzione.
Ma sarebbe più corretto usare la seconda.
Perchè di fatto noi non siamo, ma veniamo posseduti dall'ego, dalla nostra superficiale personalità che domina incontrastata la nostra intera esistenza, l'intero universo in cui ci troviamo a muoverci, ad illuderci di essere qualcosa o qualcuno mentre siamo solo succubi di qualcosa o qualcuno.
Noi abbiamo, non siamo.
Abbiamo successo o no.
Abbiamo un figlio o no.
Abbiamo un'auto o no.
Abbiamo un lavoro o no.
Abbiamo una moglie o un marito, oppure no.

Ma cosa siamo?
Chi di noi se fermasse qualcuno in una folla che si aggira al supermercato e chiedesse "Ma tu, chi sei?" si troverebbe qualcosa in risposta di diverso da una semplice declinazione di generalità?
Io non sono un poliziotto o un messo comunale, non mi interessa sapere chi sei per l'anagrafe.
Mi interessa sapere chi sei per la Terra, per l'Universo, per l'umanità secondo la tua opinione, il tuo profondo sentire animico.
Chi di noi sa rispondere DAVVERO a questa domanda?
A chi di noi la risposta salirebbe a fior di labbra come un canto spontaneo, una preghiera, un'invocazione di gioia, un tributo alla vita?

Se alla domanda "Tu chi sei" l'unica risposta che ci viene in mente è il nome che abbiamo inciso sul passaporto... beh... ecco... abbiamo un buon indizio per comprendere più a fondo la diatriba iniziale suggerita da Lao Tze. 
Se io sono convinto di essere solo una carta di identità, forse non vedo bene. 
Forse potrei rischiare - seguendo questa linea di ragionamento - di diventare per un attimo consapevole delle mie inconsapevolezze.
E se quell'attimo - prezioso più di qualsiasi miniera di diamanti -  non lo lasciassimo fuggire come un lampo nei bagliori dell'eternità, ecco che potremmo fermare il tempo.
E cambiare per sempre la nostra vita.


venerdì 12 giugno 2015

Bacalhao ao ao ao....*

DEDICATO A PACCI



La calunnia è figlia illegittima dell'impotenza.
Chi è consumato dal rancore, dall'odio (spesso verso se stesso/a che viene però comodamente mutuato verso un altro) e non ha altro modo di ferire l'oggetto del suo malanimo, ricorre alla calunnia.
La calunnia è menzogna per eccellenza.
E' veleno instillato nelle menti di coloro che ascoltano, per "pilotarli" verso un giudizio che farà apparentemente comodo al calunniatore e danno al calunniato.
Ma le cose stanno davvero così?
O forse la calunnia (che è un "venticello") non si trasformerà prima o dopo in uno tsunami incontrollabile, che colpirà a casaccio e - per iniziare - affonderà la sua lama proprio nella casa del calunniatore?
La mitologia non fa che parlare di questo.
I racconti epici non fanno che parlare di questo.
E anche le grandi opere liriche non fanno che parlare di questo.
E narrano anche di come - in modi piuttosto rocamboleschi - i calunniati trovino sempre la loro fortuna e il calunniatore le disgrazie che merita.
Non sono qui ad augurare disgrazie, intendiamoci.
Ma solo a fare un'analisi delle energie nelle quali noi ci muoviamo quotidianamente.
Muoversi costantemente in un'energia fatta di malanimo, perversione, bugie, attira malanimo, perversione e bugie. Per sé e per coloro che intorno a quell'aura si troveranno a vivere, a crescere, a interagire.

Quindi come ci si difende dalle calunnie? Come ci si difende dal malanimo?
Con l'Amore.
Come sempre.
Per carità.... Non sto asserendo che sia necessario amare chi ci calunnia (che spesso per i rapporti interpersonali che si creano con quella data persona una tale disposizione d'animo risulta nella maggior parte dei casi impossibile).
Ma si può amare l'Infinito Io di quella persona, che poco ha a che fare con la sua personalità.
L'Infinito Io di ciascuno di noi ha un "piano" preciso per la persona che lo ospita, diciamo così.
Anche se la maggior parte di noi di ciò è del tutto inconsapevole.

Io sono grata all'Infinito Io di chi calunnia l'uomo che amo.
Perchè rende ogni giorno di più visibili i motivi che hanno reso la nostra relazione non solo possibile ma PLAUSIBILE.
Perchè danno senso ogni giorno di più al figlio/a che porto in grembo.
Perchè aprono noi alle infinite possibilità della vita presente e futura, libera da qualsiasi vincolo o legame col passato.
Perchè questo era evidentemente il nostro destino.

Si può trasformare dunque il male in bene?
Sì.
Basta guardarlo semplicemente per quello che è.
Una manifestazione olografica tridimensionale dell'Energia Universale.

La Dea dell'Ovest





PS: Un ringraziamento speciale a Lisbona, la città che per me da oggi in poi sarà sinonimo di "eterna possibilità".

*: Libera interpretazione del termine portoghese "bacalhau".