domenica 30 settembre 2012

Veleggiando verso nord



Quando tutti - ma proprio tutti - si augurano che tu faccia levare le ancore della tua nave e parta per destinazioni ignote, forse è giunto davvero il momento di farlo.
Salpo.
Il Vento deciderà in che direzione far muovere la nave.
E sempre il Vento deciderà se essa farà ritorno oppure no.

Non si può lottare sempre e comunque contro il volere altrui.
Pur possedendo buone ragioni e un carattere forte.

E' giusto attraccare in un porto in cui ci sia bisogno del proprio carico.
E anche degli strani disegni tatuati sullo scafo.

Una nave indesiderata è segno di sventura.
Ed io non intendo più esserlo. Mai più. Per nessuno.

Francesca

A briglia sciolta




Ieri sono stata preda di uno degli attacchi emicranici peggiori degli ultimi 5 mesi.
15 ore filate di mal di testa non stop.
Un'agonia.
E verso sera, quando ormai avevo quasi deciso che mi sarei buttata dalla finestra della mia casa a pianoterra, ho avuto una sorta di illuminazione: cancellarmi da Facebook.
Da quel momento l'emicrania ha cominciato a scemare.
E finalmente mi sono addormentata.

Stamattina avrei dovuto essere in viaggio.
Ma non si possono affrontare 7 ore di auto dopo una giornata del genere.
Quindi dovrò aspettare domani per partire.
Peccato! Per viaggiare era la giornata ideale: pioggerella, niente traffico, camion fermi.

Riguardo a Facebook: molti si sono mostrati recalcitranti.
Quasi che abbandonare un social network fosse un'idea abominevole o bizzarra o inutile.
Tanto rumore per nulla, direi. 
Come per l'Iphone5.
O per le prossime elezioni.

Il Grande Fratello ci vuole convincere che noi "dipendiamo" da questi fattori esterni.
Che noi SIAMO questi fattori esterni.
Ma questi fattori in realtà non sono altro che un perpetuo condizionamento, ci costringono a vederci come in realtà non siamo affatto: poveri, isolati e impotenti se non possediamo quel qualcosa che ci fa diventare "qualcuno".
Ma noi "possediamo" la cosa più importante al mondo: la Vita.
E non certo in senso retorico o buonistico, ma nel significato più alto della parola.

Qualcuno si ricorda ancora cosa vuol dire essere vivi ed essere liberi?
O si pensa davvero che essere vivi significhi andare in ufficio ogni mattina alle 8 e tornare a casa alle 7 e andare per un mese all'anno in vacanza? E questo tutti i giorni della propria esistenza "fino a quando i lunghi anni della vita siano consumati?"
O davvero si pensa che essere liberi significhi mettere una crocetta su una casella elettorale? 
E' tutta lì la mia libertà esistenziale? Decidere tra Bersani e Berlusconi???

Scusate un attimo. Fermate la giostra che voglio scendere.
Se per voi la giostra coincide perfettamente con la Vita fate pure. 
Se pensate che dobbiate trascorrere gli anni CONTATI (e non eterni) della vostra esistenza a decidere se volete fare un giro sul cavallo o sulla carrozza, di certo non sarò io ad impedirlo.
Se credete sia saggio consumare energia vitale cercando di passare dal seggiolino più scomodo al trono più ricco sgomitando con chiunque vi capiti a tiro, continuate a perseguire il vostro proposito. 
Personalmente ho - d'altro canto - facoltà di scendere e andare a vedere com'è fatto il mondo intorno!
La cosa buffa è che tutti coloro che sono sui vari cavalli, carrozze, delfini et similia e che continuano a girare in tondo pensando che quello sia l'ombelico del mondo si piccano di urlare: "Ma dove vai? Sei pazza??? Torna indietro! E' pericoloso! Il mondo è qui: oltre le sbarre della giostrina c'è il nulla!"

Signori. Il mondo è un posto immenso. Talmente immenso e ricco di possibilità che non basterebbero centomila vite per scoprirne ogni recondito anfratto. E personalmente non ho intenzione di sprecare i restanti anni della mia vita a girare come un criceto sulla ruota cercando il "posto fisso", la "pensione", la "villa con piscina", il "buon nome", la "celebrità", la "stabilità". 
Cosa è stabile a questo mondo, in natura?
La morte è  stabile. E forse anche su questo ci sarebbe da discutere.
Perchè nessun corpo rimane quello che è nemmeno dopo morto.

Quindi evolversi significa cambiare, significa ribaltare lo status quo.
Ogni giorno.
Significa non sentirsi sicuri se non di ciò che si è, non di quello che si ha.

Ci vuole coraggio a vivere in questo modo, a scegliere nel bosco "la strada meno battuta".
Non è da tutti.
Anzi, quasi per nessuno.
Quindi non mi stupisco che la maggior parte delle persone che ho intorno (a parte coloro che mi conoscono davvero) si prodighino nel darmi consigli quali: "Pensa bene a quello che fai; chi lascia la via vecchia per la nuova...; non fare quella "zen" se poi ti comporti come...".

A me il "mondo" che altri vogliono propinarmi, in cui altri vogliono farmi credere non interessa.
Si è davvero liberi solo quando si è liberi di essere ciò che si è nel profondo.
Questa libertà ci viene negata dalla nascita.
Ora voglio andarmela a riprendere.

Pur se dovrò camminare sola.

Francesca



venerdì 28 settembre 2012

Black tie



C'è a chi dispiace essere single.
A chi dispiace essere sposato.
A chi dispiace essere sposato e avere l'amante che lo costringe al "doppio turno".

C'è a chi dispiace non avere figli.
A chi dispiace avere figli.
A chi dispiace avere "solo" due figli.

C'è a chi dispiace avere un'utilitaria.
A chi dispiace non avere il SUV.
A chi dispiace dover andare in autobus.

C'è a chi dispiace non avere uno strumento pregiato.
A chi dispiace non avere lo strumento che ha avuto "pinco pallo" grazie alle sue aderenze politiche.
A chi dispiace dover avere uno strumento.

C'è a chi dispiace guadagnare poco.
A chi dispiace guadagnare meno di qualcun altro.
A chi dispiace non guadagnare affatto.

C'è a chi dispiace andare in vacanza ogni anno nello stesso posto.
A chi dispiace non essere ancora andato nel luogo esotico dove il vicino di casa è già stato 3 volte. 
A chi dispiace non sapere cosa sia una vacanza.

E poi...
C'è a chi dispiace che io scriva quello che scrivo.
A chi dispiace che io sia come sono.
A chi dispiace che io sia. E basta.

A me cosa dispiace?
Non avere il potere di far capire a tutti che dispiacersi per qualcosa che non ci riguarda è una perdita di tempo.

A ben guardare tuttavia anche questa è una perdita di tempo.
E' una paradossale perdita di tempo!

Quindi buonanotte... 
A chi si dispiace e a chi no.

Francesca

lunedì 24 settembre 2012

Fine




Arriva inevitabilmente nel corso di chi ha vissuto una vita come la mia il momento in cui ci si rende conto in modo inequivocabile che è giunta l'ora di arrendersi.
La resa non è però intesa come la maggior parte delle persone di questo pianeta è in grado di comprendere.
E' una resa del tutto differente.
E' arrendersi all'inevitabilità del proprio destino. E' smettere di lottare contro la materializzazione continua delle stesse situazioni. E' accettare il fatto - pur doloroso, devastante e inconcepibile - di morire a se stessi.
Per poter rinascere in una nuova forma. In una nuova dimensione.
Un'Araba Fenice dalla piume di un colore diverso.

Il mio compito in questa parte di universo non è ottenere qualcosa per me stessa.
Non è vincere la materia tramite la materia.
E non è elevarmi nello status sociale o nella considerazione artistica.

Il mio compito è accettare di perdere tutto, ogni cosa.
Per rendermi conto - alla fine - che non ero nata con lo scopo di godere nel mondo, ma di ampliare la sua visuale.
Di essere i suoi occhi nuovi.
Di essere le sue mani. 
Al di là della presenza del corpo, al di là del momento, del tempo, del luogo a cui noi diamo tanta importanza.

Sono nata per andare oltre. Ma non per merito. Non perchè lo abbia desiderato o sentito.
Non perchè vi sia qualcosa di talentuoso in questo.
No.
Solo perchè qualcosa - o qualcuno - ha deciso che questa è la mia strada.
E se continuerò ad oppormi ad essa sarò lo stesso criceto sulla ruota che sono stata fino ad ora.
Nè più, nè meno.
Un criceto dalle grandi ambizioni cognitive totalmente frustrate ad ogni tentativo.
Per il suo bene.

Io non sono una violinista, nè una cantante, nè un'attrice, nè una persona colta, nè una donna dalle belle e morbide fattezze, nè una scrittrice o una filosofa.
Non sono nulla di tutto questo eppure al contempo lo sono.
Ma al di là di ciò che appare, al di là di ciò che il mondo percepisce.

Ed ora, ora non posso più sottrarmi al destino.
Non posso continuare a rincorrere il premio sulla mia bella ruota. 
Nè mi è dato di indugiare su una realtà che non è tale.
Mi viene richiesto di fare qualcosa in più, di essere qualcosa in più.
Anche se cosa, proprio non lo so.

Altrimenti lo avrei già fatto, lo sarei già diventato.
Il lato triste delle rivoluzioni è che si sa dove possono arrivare ma non si sa mai con esattezza da dove partano.
Qual è il singolo gesto che condensa in un solo momento tutti gli avvenimenti che arriveranno in seguito.

Dunque ignoro quale sia la prossima mossa da fare.
Ma so quali mosse non fare più.
So in quali sentimenti non credere più. 
So quali aspettative devo abbandonare.
E so quali persone non potrò portare con me.

Chi cammina oltre le colonne d'Ercole lo fa da solo.
A suo rischio e pericolo.
Senza il conforto nemmeno di un'anima ad ascoltarlo.

"Ciò che rende sopportabile la ricerca nel vuoto siamo noi stessi".

Questo è. Nulla più.
Perchè noi siamo quel vuoto. E siamo anche il pieno.
Ma solo quando sperimentiamo l'estrema crudezza dell'uno, ci viene dato di conoscere la meravigliosa pienezza dell'altro.
Solo quando moriamo, in quell'istante superbo e sublime, possiamo afferrare completamente il senso della Vita.

http://www.flickr.com/photos/heartbodymind/6540298605/in/set-72157623891589084/lightbox/

Francesca

domenica 23 settembre 2012

Zeta-Reticuli



Molte cose sono state digerite da chi mi sta vicino da anni.
Molte altre dovranno essere ancora digerite.

Io digerisco me stessa, cercando di "eliminarmi dall'equazione*".
E non è un compito facile.
Prima o poi scivolerò anche io - come tanti prima di me - nella tana del Bianconiglio.
E allora tutto diverrà chiaro e perfetto, senza alcuna sbavatura di troppo.

Francesca

* Frase pronunciata nel film "Tron Legacy".

sabato 22 settembre 2012

Al largo



Bene.
Le controrivoluzioni hanno sempre il loro peso.
Non so bene perchè, ma servono allo scopo.
E non si potrebbe mai farne a meno.

Fa freddo. Ho la febbre e mal di schiena.
Dovrei preparare valigie su valigie ma per oggi soprassiedo.
Ultimamente, soprassiedo su molto.
Non so se vigliaccamente o coraggiosamente.

Ma so - per esperienza diretta - che la direzione da seguire la si scopre sempre quando si è nel bel mezzo della tempesta: non prima, non dopo.
Dunque ci siamo.
Si tratta soltanto di aprire bene gli occhi.
E non affondare nelle prossime ore.

Francesca


venerdì 21 settembre 2012

Tres jolie!




Chi sa, fa.
Chi non sa, insegna.

Ed io?
Dormo.
Per stasera è meglio.
Onde evitare di sfanculare mezzo mondo....

Francesca

mercoledì 19 settembre 2012

Circumnavigazione a spirale



Oggi è un gran giorno.
Giorno di "rivelazioni". 
Esistono dei giorni X nella vita di ognuno di noi.
Dei momenti in cui è condensato il senso di una intera vita.
Dei momenti in cui il tempo e lo spazio si contraggono dentro il Cuore facendoti scoprire la Verità che vive al di là di qualsiasi parametro fisico, psicologico ed emotivo.

Come avvengono questi "miracoli"?
Beh, parlando per esperienza diretta direi... nel modo più banale e inaspettato possibile.
Mentre ci si fa la doccia, si prepara la tavola o si compila un modulo al pc.
Perchè?
Perchè certe esperienze non subiscono la regola del "tempo" o dell'evoluzione umana.
Sono estemporanee. Incredibilmente vere e lucide.
E lasciano il segno.

Oggi è uno dei miei giorni X.
A chi di dovere, Grazie.
Perchè questi giorni sono scale mobili verso la Verità dopo tanti gradini affrontati con fatica e pazienza.

Francesca

domenica 16 settembre 2012

Occasione d'oro




Questa mattina sono stata ufficialmente soprannominata "Ciccio pasticcio".
Ahimè!
Credo che anche mia madre sarebbe d'accordo.
E non solo lei!  Sigh...
Si preannuncia una domenica coi fiocchi.
Ed io che volevo solo preparare il caffè, mettere sul fuoco il sugo con le spuntature di maiale e farmi un giro a Villa Pamphili...
:0)

Francesca

sabato 15 settembre 2012

C'est normal...

"Gli uomini muoiono per lo più senza sapere un solo granello di verità su se stessi."
Joseph Roth - Il peso falso


E poi scopri che chiunque - ma proprio chiunque - può vantare un sito web personale nel quale si definisce "scrittore".
E scopri anche che le cose che scrive sono zeppe di "orrori" di ortografia, di frasi scopiazzate qui e lì, di interi articoli non propri.
E ti accorgi che ha anche pubblicato libri disponibili in libreria, su internet, come ebook.
E che lo si può "votare" su classifiche varie nonché sovvenzionare in tutti i modi possibili ed immaginabili.

Non so.
Quando vedo queste cose penso sempre a Kafka.
E mi viene da piangere.

Francesca

Pimpiripettanusa



Succede. Sì.
A volte succede che qualcuno non ti prenda sul serio.
Che non si renda conto con chi ha a che fare.
Nonostante tu sia lì a spiegarglielo da mesi, pazientemente.
Perchè?
Perchè non può, perchè non vuole, perchè in qualche modo la vita ha deciso altrimenti.
Anni fa avrei pensato che la "colpa" fosse mia.
Che non ero sufficientemente brava, bella, capace, sveglia, intelligente, comprensiva, intuitiva, accogliente, di talento, etc etc etc...

Oggi - animicamente parlando - dico "Sti cazzi".
Perchè al di là di qualsiasi percorso evolutivo, sono e resto un essere umano.
E ragiono, sento, provo emozioni come un essere umano.
Nel bene come nel male.

Non ho la pretesa di essere Buddha. Nè Cristo. Nè Gandhi.
Nè mi faccio scudo in modo ipocrita della "saggezza cosmica" per nascondermi dietro ad un velo e non affrontare la vita.
Contro la vita sono sempre andata a sbattere, quando non ci facevo l'Amore.

La mia esistenza - come dice un amico - è vissuta sulla lama del rasoio.
Ed è lì che ho perso e vinto le battaglie che mi hanno insegnato tutto ciò che so.
Ho sanguinato a volte, certo, ma chi si illude di crescere senza dover mai affrontare il dolore ha capito poco della sua esperienza umana.

Non mi fa paura il dolore. Nè l'abbandono. 
Sono cose che ho sperimentato innumerevoli volte da che sono al mondo.
Ma aborro l'ipocrisia e chi tenta di trascinarmi nel suo gorgo.

Non è facile, lo ammetto, essermi amico/a.
Ma cosa è facile, dopotutto, a questo mondo?
Rimanere ciò che si è.
E vivere con una mano davanti e l'altra dietro.

Liberissimi di farlo. Per carità.
Ma senza di me.

Francesca




venerdì 14 settembre 2012

Ballatoio



Quando decidi - o qualcuno decide per te, in taluni casi - che il tuo destino sarà la musica non metti in previsione che questo cambierà per sempre la tua vita.
E non in senso orrendamente e banalmente "artistico" - parola super abusata di questi tempi che terrei ad utilizzare con un po' di cautela.
Intendo più in una direzione pratica-esistenziale.
Ossia....
Quando entri in Conservatorio (e intendo uno QUALUNQUE) non sei preparato, perchè hai solo 10 anni, all'idea che da quel momento in poi tutta la tua esistenza sarà interamente basata sul giudizio ALTRUI nei tuoi riguardi: come suoni, che prospettive hai, se sarai il pianista o il violoncellista più famoso al mondo o lo sfigato che si sentirà una merdina per il resto della sua misera vita di "uno qualunque".
Perchè ammettiamolo: questo è il concetto di musica in ogni istituzione italiana ormai. 
Essere il più bravo. Essere il migliore. Essere quello che vaga per i corridoi sapendo di suscitare l'invidia dei compagni - perchè quasi mai si parla di ammirazione - e il rispetto un po' retrò di insegnanti frustrati, chi più chi meno.
Questa idea del giudizio suppura talmente tanto all'interno dell'anima che diventa uno status quo a livello generale. Una regola aurea applicabile a qualsiasi lato della propria esistenza, non solo quello musicale-professionale.
Diventa una gara perpetua contro tutti - ovvero contro se stessi.
Ci si abitua ad essere condannati al giudizio altrui con delicatezza.
Si scivola nell'oblìo di sè come fa una pallina su un piano inclinato: lentamente ed inesorabilmente.
E alla fine, quando i giochi sono ormai fatti, sia tu un "vincente" o un "perdente" in questa corsa folle verso l'abisso, ti accorgi che di fatto non sei più tu a gestire la tua vita, non lo sei mai stato, perchè nemmeno sai chi sei o cosa davvero avresti voluto essere. 

Che cosa abbia a che vedere tutto questo con l'arte un giorno forse qualcuno me lo spiegherà.
Io penso nulla. 
Ma questo - tuttavia - rimane un mio pensiero.

Così come rimane un mio pensiero - anche pratico - vivere la musica in un modo totalmente differente, con scopi differenti, per motivazioni differenti.
L'arte in tempi ormai remoti aveva il ruolo fondamentale nella società di far pensare, di indurre riflessioni nel pubblico, di esorcizzare paure, di rappresentare misteri, di farsi portavoce di un suono dell'anima che ai più era impossibile riprodurre ma che era concesso loro di udire tramite le parole o la musica di un altro.
L'arte era una produzione "simpatica" - dal greco sympatheia - che faceva entrare in risonanza i cuori di chi stava sopra al palcoscenico con quelli di chi stava seduto in platea. 
Con lo scopo di comunicarsi l'incomunicabile. 

Il concerto più emozionante a cui abbia mai assistito - lo ricordo come fosse oggi - ha avuto luogo in una chiesa tedesca di un paesino sperduto nel nord Europa. 
Si era sotto Natale. I banchi erano illuminati tutti da una candela. Nessuna luce artificiale accesa. 
Il pubblico prese posto in silenzio. L'organo cominciò a suonare. Il programma non lo ricordo esattamente - son passati quasi due decenni da allora - ma sono certa che Bach la facesse da padrone. 
Il suono dell'organo faceva danzare i pensieri nel silenzio quasi irreale della chiesa. 
In quell'attimo sublime di comunicazione tra gli ascoltatori e l'artista invisibile mi sentii sbalzare fuori dal tempo e dallo spazio. E provai quel senso immenso di gratitudine che si avverte ad essere vivi.
Quando l'organista smise di suonare non ci furono applausi, nessuno emise un fiato.
La gente semplicemente rimase seduta in contemplazione qualche minuto ancora.
E poi si alzò per uscire nel buio della notte gelida.
Non c'era bisogno di aggiungere altro.
Come si ringrazia qualcuno per averti fatto abbracciare Dio?
Lo si fa in silenzio.
Serbando il suo ricordo nel cuore per sempre.

Questa - per me - è Arte.
Il resto è marketing. 
Ed è destinato a morire così come è nato: in tutta fretta, senza lasciare alcuna traccia di sè.

Francesca





giovedì 13 settembre 2012

Il paese dei balocchi bis



Cosa vuol dire essere condizionati?
Vuol dire sentirsi non condizionati da nulla eppure essere come Pinocchio con Mangiafuoco.
E lasciare che Mangiafuoco si mangi la nostra fetta di torta.
Con tanto di permesso scritto...

Dio, che roba trista!
Francesca

mercoledì 12 settembre 2012

Tra le segrete stanze



Cos'è la libertà?
Millenni di evoluzione e nessuno - con pratica certezza - ha coniato una risolutiva e universale definizione.
La libertà è essere ciò che si è potendo contare invariabilmente sul rispetto altrui per il nostro essere proprio in quel modo piuttosto che in un altro.
Non mi interessa cosa sia la libertà politica o economica o sociale.
Mi interessa a livello esistenziale, dato che gli altri aspetti della libertà dovrebbero essere figli diretti della definizione a livello metafisico.

Essere ciò che si è. 
Cosa significa?
Essere consapevoli.
E come si fa ad essere certi di essere consapevoli?
Qualcuno - secoli fa - aveva suggerito "sapendo di non sapere".
Questo è in assoluto il miglior primo passo che si possa muovere in direzione della verità.
Ma poi?
Quale dovrebbe essere il secondo?
Andare a ricercare il sapere.
E dove?
Nelle scuole, in biblioteca, nelle università?
Piuttosto vaga è la risposta a questo punto.
Nei libri nessuno mi potrà mai dire esattamente chi sono. Nessuno racconta quel genere di verità.
Ciascuno offre un punto di vista, condivisibile o meno a seconda dei criteri di valutazione che sono... nostri?
O di chi ce li ha appiccicati per tradizione, cultura e abitudine?
Ma allora... Io so di sapere che tutto quello che so potrebbe non essere farina del mio sacco.
Il discorso si complica.

Come fare luce su una vicenda tanto intricata?
Col silenzio. Ascoltando.
Qualcuno obietterà: ascoltando cosa?
Questo è il bello: nessuno lo sa.
Solo voi. Ciascuno di voi.

Se la verità e il sapere vengono occultati, nascosti o resi torbidi dal tempo, dalle "tradizioni", l'unico modo che si ha per accertare dove sia la verità è collegarsi alla fonte.
Sempre lo scettico di prima dirà: ma come? Parlando con Dio? E la bolletta chi la paga?
No. Non c'è bisogno di telefoni satellitari né di messe propiziatorie né di vani incantesimi di quart'ordine.
Connettersi con la fonte spesso significa fare silenzio.
Quando il silenzio arriva e stanzia nella nostra mente, si cominciano a percepire le strade giuste da percorrere. 
Al di là dei comuni modi di pensare, vedere, vestire, agire, dire fare baciare lettera o testamento.

Quindi, per tornare alla domanda primigenia: cos'è la libertà?
La libertà è l'assenza della paura.
In qualsiasi ambito. 
La paura di sé, del prossimo, della verità, dell'insoddisfazione, della perdita, del condizionamento, dell'età, della noia, dell'insuccesso, della povertà, dei legami, della solitudine, del denaro, del buio, della gente, delle distanze, dell'ignoto, del cuore, di osare, di fermarsi, di andare, di restare.

La verità rende liberi.
E la libertà ci rende la verità.

Fate il vostro gioco.
Francesca


lunedì 10 settembre 2012

A mamma e papà



Un regalo per chi, pur tra miliardi di problemi, non ha mai smesso di credere....
Grazie, famiglia Giordanino!
E buon ascolto.
O dovrei dire... Buona reminiscenza?????
Anche se fa un po' "Highlander"!
:0)


Gli altri movimenti si trovano su Youtube.
Per chi avesse tempo da perdere.....

Francesca

PS: Papà, in questa foto sembri posseduto!!!! Ahahahahahahahah!!!!!!

domenica 9 settembre 2012

Il giorno più lungo



Questa mattina, con gli occhi ancora semichiusi a causa del sonno, la mia mente già scalpitava come un giovane puledro chiuso in un recinto.
E mi suggeriva un memoriale da buttar giù con "urgenza", quasi fosse una questione di vita o di morte, mentre il corpo ancora godeva del tepore delle lenzuola. 
Avrei dovuto scrivere del mio passato, di un particolare episodio del mio passato, un episodio cruciale, definitivo per il mio stato emotivo di 21enne; e sarebbe stato arricchito da una dovizia di particolari quasi imbarazzante nonostante la distanza temporale che mi separa da quell'evento. Perchè la memoria non ricorda semplicemente ma racconta una fotografia scattata dalla mente al momento opportuno, come un paparazzo molesto che ruba e svilisce momenti intimi del nostro stesso vissuto, restituendoci appieno l'illusione dell'inesorabile permanenza di quegli eventi. 
Ero decisa a scriverne come si trattasse di una confessione, di getto, tutta d'un fiato, prima di avere ripensamenti lungo la strada.
Mi sentivo non dissimile dal febbricitante Raskolnikov inseguito da demoni silenziosi e inesorabili che non davano alcuna tregua alla propria necessità di espiazione.

Qualcosa - tuttavia - mi ha fermato.
Qualcosa - forse anche la pigrizia - mi ha suggerito: "Lo farai ma più tardi, magari stasera o domani".
Cullata da questa certezza, da questa promessa mi sono dimenticata dell'urgenza.
E ho vissuto la mia giornata.
Fino a quando - leggendo un libro più che profetico - ho avuto una battuta d'arresto.

Che senso ha raccontare il passato per superarlo?
Come si può superare qualcosa se lo si rivive costantemente, come un delitto raccontato dal brillante Poirot e immortalato sapientemente su una pellicola che si può rivedere ancora e ancora a proprio piacimento?

In verità non lo si supera. Ne si riassapora l'amarezza ad ogni singola visione e la si trasmette ad altri.
"In un eterno ritorno senza fede di salvazione".
Mi autocito perchè questo verso mi è molto caro, dato che si trova in una poesia dedicata all'olocausto, argomento di cui mi sono interessata per anni.
Sempre per espiazione.
E ancora per espiazione tempo addietro ho anche comprato il libro di Ian McEwan intitolato "Espiazione", me lo sono fatto autografare dall'autore conosciuto in circostanze piuttosto bizzarre e non l'ho mai letto, alla fine.
Non è un genere di narrativa consona al mio linguaggio interiore.

Perchè?
Perchè ho finito di espiare i miei peccati.
Perchè ho smesso di pensare alle mie esperienze in termini di "peccato", di errore, di caduta.
Cosa si dovrebbe espiare, in fondo? Il fatto stesso di essere vivi?
E di essere se stessi? E di fare esperienze che ci conducono al lido ove oggi consumiamo la nostra cena?
C'è ben altro nella natura umana che valga la pena di essere raccontato.

Quindi il resoconto dei miei dolori, della mia personalissima espiazione verrà abrogato, come si fa con una legge iniqua.
E verrà abrogato anche il ricordo di quel dolore che appartiene ad un passato che - in quanto tale - è ormai morto e non mi appartiene più. Non appartiene più a nessuno.

Io non sono frutto di quel passato.
Sono figlia del mio presente.
A maggior scorno di tutti i Luciano della storia.
Mia e altrui.

Francesca



sabato 8 settembre 2012

Pausa



LAVORI IN CORSO

Cornetto e cappuccio



E poi capita di passare una notte pressoché insonne a pensare al significato della frase "Nosce te ipsum", ovvero "Conosci te stesso".
Perché?
Probabilmente perché è giusto pensarci, per capire il quale direzione si sta andando.
Per essere certi di non aver imboccato la strada sbagliata completamente contromano.
E per tirare il freno a mano prima del burrone, dopo un'adeguata presa di coscienza.
Che fa male.
Mettersi in discussione e dire la Verità a se stessi fa sempre male.
Ma fa anche crescere.
Finora - alla veneranda età di 36 anni - non ho mai trovato metodi più efficaci di quel genere di sofferenza per aprire nuove porte, nuovi orizzonti e conquistare nuovi occhi con cui guardare il mondo. 

Nulla è "gratis" in questa vita.
Bisogna sapere cosa si vuole, come lo si vuole e che prezzo si è disposti a pagare per ottenere un dato fine.
Ed essere consapevoli che molti sforzi saranno inutili e altri controproducenti (almeno in apparenza), ma sarà proprio tramite quella fatica che si giungerà alla meta.
Quindi.... Gambe in spalla!

La notte è passata.
E' tempo di mettersi in marcia.

Francesca

venerdì 7 settembre 2012

Open vs Closed



Di tanto in tanto le coincidenze sincronistiche rivelano più di quanto vorremmo.
Ma a questo servono: ad ampliare la nostra visuale, le nostre percezioni. E non solo.
Anche ad aiutarci a percorrere quelle distanze che altrimenti sarebbero impossibili anche solo da concepire.
E a farci vedere i nostri errori.

Il "caso" non esiste.
Sta a noi decifrare cosa voglia dirci quando si palesa nella nostra vita.

Francesca

giovedì 6 settembre 2012

Rosso di sera.....



Quando il mondo si appresta a cambiare, ognuno di noi ha due scelte possibili: adeguarsi o resistere.
Per chi ha un Cuore aperto e illuminato dalla Grazia la scelta è obbligata.
A chi ragiona esclusivamente con l'ausilio della mente posso solo dire : fate il vostro gioco!
Tuttavia - se posso esprimere un pensiero - vi chiedo di non abbandonare totalmente il Cuore al Suo destino: potrebbe tornarvi utile, prima o poi.

Francesca

martedì 4 settembre 2012

domenica 2 settembre 2012

Coscienza cristica



Viviamo in un mondo che usa il giudizio per non affrontare le proprie maschere, i propri sentimenti, gli inevitabili cambiamenti che l'esistenza richiede.
Ci si nasconde dietro al giudizio come dietro ad una coperta.
La si spinge e la si tira affinché ci copra a dovere e nessuna parte del nostro corpo sia lasciata nuda ad affrontare la Verità.

Eppure io credo in un'umanità diversa da questa. 
Credo in un'umanità capace di imparare, di affrontare i propri demoni e uscirne rafforzata.
Credo in un'umanità capace di lasciarsi alle spalle la paura e di mettersi in discussione, di costruire un Sé diverso, a beneficio di tutti.
Credo nel fondato coraggio che è insito in ogni anima di scorgere il Vero anche al di là della cortina di fumo che grava sui nostri occhi stanchi e ciechi.
Credo nella possibilità data a ciascuno di scrollarsi la sabbia dell'illusione dalle spalle e di proseguire sul cammino della ricerca onestamente, lasciandosi dietro qualsiasi scusa, qualsiasi compromesso, qualsiasi comoda menzogna costruita ad arte per impedirci di evolvere.
Credo nella scintilla divina che irrobustisce la nostra speranza e ci fa volare, anche verso luoghi che non conosciamo, che neppure vediamo, ma sappiamo esistere. 
Credo nelle Anime che hanno Cuore, che lo nutrono e lo rinforzano nonostante i Venti e le Tempeste cerchino di eradicare le Sue radici. 
Le Radici del Cuore - tuttavia - non sono piantate nella terra: sono ancorate alle distese infinite dell'immensità che ci sovrasta, che ci chiama per nome e ci conforta, anche quando siamo troppo sordi per sentire.
Nessun Vento le potrà mai scardinare, nessuna Tempesta spezzare perchè non appartengono alla fisicità di questo "solido" mondo, illusorio come solo la realtà può essere.
Quelle Radici sono le braccia pulsanti di Atlante, sono le Ali dei Cherubini e gli occhi stessi della Luce che con indicibile Amore guarda verso di noi in silenzio, aspettando un nostro singolo gesto d'abbandono.

Ecco perchè - pur dinanzi all'oblìo e all'ombra - non smetterò mai di credere che si possa salire sulla scala che conduce verso l'Infinito. Nonostante tutto. Nonostante tutti.
L'umanità non è perduta. E mai lo sarà.
Almeno fino a quando ci sarà una singola Radice a connettere la Terra con il Cielo.
Fino a quando ci sarà anche solo un ultimo uomo a ripetere  nel silenzio: "Io sono qui. E continuo a credere".

Buona serata a tutti.
Francesca

Organo a canne



Dopo molte parole giunge la pioggia.
Così che - finalmente - si possa restare in silenzio e contemplare l'armonia del Creato.

Dopo conflitti in apparenza senza ragioni giunge la sintesi.
Così che si possa godere dell'Equilibrio nella Sua pienezza.

Dopo il dolore della perdita, dell'abbandono e dell'incompletezza giunge la Gioia.
Così che si possa scoprire di essere sempre stati alla presenza di Dio.

Pur nel diniego della nostra Anima innanzi alla Sua imperscrutabile benevolenza.

ThutFrà, come mi chiama qualcuno di mia conoscenza.
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