venerdì 6 maggio 2011

Ziqqurat cosmogonica


DEDICATO A VIRGINIA

Vivere per troppo tempo fuori di sè può avere gravi ripercussioni sul proprio sentire.
Si perde il contatto con la propria natura, con ciò che è indispensabile alla nostra sopravvivenza morale e cognitiva. 
Si attivano via via processi che dal puro sublime microcosmo si perdono in una rete infinita di sinapsi incontrollabili, di cui spesso nulla sappiamo.
E si cominciano a schivare gli amici in favore di un falso sè a cui dobbiamo rendere conto tramite la nostra corrosa vanità. Si aprono voragini per nascondere le fragilità comuni alla natura umana. Ci si nasconde dietro ai paraventi per lasciare almeno un velo tra il mondo e la propria nudità offerta e talvolta profanata.
Sono sempre stata tacciata di poca concretezza, di mancato pragmatismo.
Mi sono consumata negli anni per il senso di colpa di tale mancanza quando ad oggi posso assicurare di aver compreso come essa sia solo un vantaggio per chi cerca la Verità. 
E' una ricerca che certamente porta dolore, stasi di tanto in tanto e contemplazione del vuoto.
Ma quando se ne assaporano i frutti non ci sono parole umane bastevoli a descrivere la pura bellezza che si espande dal proprio essere verso l'infinito.
Non è esaltazione nè misticismo. Solo inevitabilità.
Chi ha fatto esperienza di ciò sa bene di cosa parlo.
Per sentirsi a contatto col divino non è necessario guardare fuori di sè.
Basta fermarsi, abbracciare il Cosmo e da Esso farsi abbracciare con delirante abbandono.
E in quel preciso istante si avrà coscienza che tutto, proprio tutto, andrà per il meglio poichè il Tempo non esiste, non è materia liquida nè illusione consolatoria.
Il Tempo siamo noi.

Francesca

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