domenica 26 dicembre 2010

Nella notte



Non è facile sopravvivere alle feste.
Il cibo, le telefonate, una pioggia di aspettative.
Anche quest'anno ce l'ho fatta, senza essere risparmiata dalla solita chiamata che non avrei mai voluto ricevere. Ma che si può fare? Ciascuno è figlio della propria storia e da quella non si può scappare.
Si può solo tentare di cavarsela il meglio che si può, impegnandosi a sorridere e a credere nella vita quel tanto che basta per sentirsi ogni giorno migliori, anche di un nichelino.
Per parte mia il giorno di Natale ha simboleggiato tutto questo, condensato in poche scelte ma efficaci e drastiche, un po' di dolore mattutino che è stato presto superato con una dormita protrattasi fino alle 13 in punto, un pranzetto succulento preparato in men che non si dica e molti film visti e rivisti nel corso degli anni che ormai hanno un valore simbolico unico e perfetto nella loro dolcissima nostalgia.
Ora andrò a coricarmi e mi trastullerò con la Nintendo e il Professor Layton fino a quando il sonno non mi coglierà per intero.
Il mio pensiero protettivo va ad un viaggiatore notturno solitario.
Che la Luce lo accompagni sempre, ovunque vada.....

Buonanotte a voi tutti, piccoli principi di un mondo in miniatura.
Francesca


4 commenti:

  1. ...che bello! E che bello essere un viaggiatore notturno solitario...sulle note del concerto per violino di Glass...

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  2. ..." un pò di dolore mattutino". E' così quando non ci si aspetta niente da un giorno scontato e il massimo del proprio sogno è che la routine mantenga la sua promessa di fragili sicurezze.
    Ma tu, mia cara, ne hai di sogni! E non sono solo sogni da sognare!.
    Che il nuovo anno sia meravigliosamente nuovo.
    Marisa

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  3. Il ristorante vicino a casa mia è gestito da un arabo, un bell'uomo di nome Rachid, educato solo come possono esserlo coloro che hanno vissuto ai quattro angoli del mondo e sono stati spettatori del circo della Vita.
    Rachid ed io ci parliamo a volte, tra una tazza di the alla menta, nelle notti d'insonnia io con il mio vino, che compro all'angolo dal cinese che non parla una parola delle mie lingue, lui con le sue sigarette sottili, arrotolate con le sue mani eleganti e callose.
    Rachid mi racconta della sua gioventù, di storie intricate ed eroiche di famiglia, del calore del deserto e del mare, del ricordo del sorriso di sua madre. Io lo ascolto e gli racconto frammenti del mio quotidiano, dei miei vicini di casa, della difficoltà di vivere nel mondo di oggi e della noia che a volte mi assale.
    Delle volte, piuttosto spesso a notte inoltrata, Rachid ed io stiamo in silenzio nel suo ristorante chiuso, io sorseggiando il mio vino e lui assorto nel fumo lento della sua sigaretta: ascoltiamo la notte e Mahler e Sibelius.
    Di Mahler, Rachid preferisce la sinfonia n° 5, dice che non si stancherebbe mai di ascoltarla, per me è lo stesso basta che non metta Beethoven.
    Ognuno ha le sue idiosincrasie.
    E ne è affezionato.
    Un augurio di un anno Nuovo!

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  4. Caro Anonimo, ti ringrazio delle tue belle e succulenti parole!
    E Marisa... Qualsiasi cosa io dica è superflua. Il silenzio è d'oro, in certe occasioni!
    Franco, non conosco il concerto di Glass: mi perdonerai??????
    F.

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