domenica 12 dicembre 2010

Retro style


Dopo aver "restaurato" il design del mio blog a favore spudorato del Natale, ora dovrei tentare di riassestare il mio apparato digerente malandato a causa dei recenti bagordi. Forse se facessi un bagno nell'Alka Selzer sarebbe d'aiuto. 
I torroni e il pandoro mi sono stati fatali dopo la pizza con salsiccia.
E le 20 borse dell'acqua calda che ho continuato a rifarmi dalle 2 del pomeriggio non sono state affatto di aiuto, in effetti.
Stasera per cena tisana, salvia e limone.
Dio, che tristezza!
Ma perchè le cose belle della vita si pagano sempre così care???
Di fronte a tanta amara verità esistenziale mi chiedo come sarebbe mai possibile ripagare un'eventuale vincita al superenalotto, per la legge karmica dell'equilibrio. Costruendo ospedali in Africa, adottando una milionata di bambini delle favelas brasiliane o salvando un'intera generazione di foche monache e tigri della Malesia?    Domanda che - per mia fortuna - non dovrò mai pormi.
Qualcuno obietterà: per fortuna?
Ebbene sì, fortuna. Si è mai sentito parlare nella storia della civiltà moderna di un artista ricco?
Sarebbe mai concepibile un poeta che arrivasse a destinazione salmodiando su una Bugatti?  Credo che potrebbe essere facilmente definito come un paradosso in termini.
E poi, alla fin fine, penso che il denaro sia - soprattutto in questo momento della storia - sopravvalutato assai.
E' ben vero che più di una volta mi è capitato di pronunciare la frase : "si piange meglio a bordo piscina che in un monolocale". Ma le lacrime hanno poi un sapore diverso?
Badiamo bene, non sto facendo l'apologia idiota della povertà. E di certo non cerco di indurre il mio prossimo a scegliere tra "Miseria e nobiltà", parafrasando un meraviglioso commediografo vissuto ben prima di me.
La povertà e la miseria economica inducono la miseria esistenziale dato che l'essere umano non ha in tali condizioni altra priorità che quella della sopravvivenza ed in nome di essa è in grado di commettere atroci delitti, soprattutto nei riguardi della propria umanità e altezza spirituale.
Ciò che mi preme non far passare sotto silenzio qui è la consapevolezza del fatto che i miliardi non hanno mai reso la felicità che si può respirare in un clima di affetti profondi, amore per il proprio lavoro e capacità di esprimersi al di là di qualunque barriera sociale, linguistica e politica.
In sintesi, il denaro non è in grado di comprare la libertà dell'Essere e chi sostiene il contrario lo fa per convenienza. 
Per ciò diffido del "regime" (e perdonatemi, ma non potrei proprio definirlo diversamente) in cui ci siamo ritrovati a crescere negli ultimi 20 anni. Crescere come età, almeno. Non so se siamo riusciti a farlo anche in termini di società civile votata all'uguaglianza dei diritti e delle possibilità, ma ne dubito.
La rincorsa maniacale e spudorata ad una ricchezza tutta esteriore alla fin fine non ci ha reso più completi, nè più felici, neppure laddove essa si sia conclusa con successo.
Pensate ai bambini. Un bambino non si cura se indossa un maglione di Calvin Klein o della nonna, anzi semmai gli sarà più caro quello regalatogli dalle mani laboriose di qualcuno a lui vicino. Un bambino non è più o meno felice se viene accompagnato a scuola con il Porsche Cayenne o la Fiat 600. E non sorriderà di più a Cortina d'Ampezzo che a Pescasseroli durante le vacanze di Natale.
Viceversa, lo vedrete confortato se gli terrete la mano nei giorni in cui è malato e non vuole essere lasciato solo, sarete in grado di vederlo sorridere mentre affonda fino alla vita nella neve fresca e potrete certamente osservare la sua emozione allo scadere della mezzanotte della Vigilia quando finalmente potrà buttarsi a scartare quei pacchi decorati con dedizioni dalle vostre mani premurose. E sarà felice del calore del vostro Amore, un Amore che non ha prezzo sui cataloghi on line e non si trova in vendita sugli scaffali del supermercato.
Qualcuno obietterà che questi bambini non esistono più, che i bambini di oggi pretendono i Gormiti o le Barbie per essere "soddisfatti". Può essere. E può essere solo perchè questi sono figli cresciuti in un'epoca dedita al "nulla" a scapito della sostanza.
Tuttavia esistono altri bambini che sono cresciuti diversamente e che ancora conservano la memoria di ciò che ha davvero valore per la vita e cosa no.
Quei bambini siamo noi, adulti sciocchi a volte e superficiali, aguzzini del prossimo, sempre pronti ad azzannarsi a vicenda per un parcheggio più vicino, uno stipendio di 10 euro più alto e il proprio nome in prima serata in qualche reality tv.
Tuttavia anche quegli uomini e quelle donne un giorno di tanti anni fa hanno aspettato Babbo Natale, forse senza dormire, si sono augurati gioie semplici che durano nel tempo e hanno sperato nel domani con una fiducia che solo l'infanzia sa rendere nella giusta Luce.
Quei bambini sono cresciuti ma non sono morti. Sono lì che dormono, da qualche parte, in attesa.
In attesa forse di una mano tesa, di un sorriso fragile o di un fiocco di neve da ingoiare con la bocca spalancata.
E quindi per celebrare questo prodigio immenso che è l'infanzia perenne protetta dentro di noi vi lascio con una frase a me cara de "Il piccolo principe", nella speranza che vi tenga caldo durante le notti in cui voi, uomini e donne di ogni età, potreste sentirvi soli e impauriti:

"Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano."

Grazie Antoine.
Le grandi verità hanno sempre bisogno di poche parole.
Buon Natale.

Francesca


2 commenti:

  1. ...hahaha. Mi piace il tuo sense of humour, Franceschina! E anche tutto quello che scrivi! Per quanto riguarda Saint Exupery... ha ragione! Io però non mi posso dimenticare di essere stato un bambino perchè lo sono e lo sarò sempre, temo...
    Buonanotte Amica mia

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  2. Caro Franco,
    non dubito affatto del tuo lato infantile.
    E' per questo che siamo amici, no?????
    Un grande bacio
    Francesca

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