sabato 4 dicembre 2010

Alla memoria di Donato e del suo libro magico


Caro nonno,
è stato breve il nostro incontro.
Per poco ho goduto della tua benevolenza, del calore dei tuoi abbracci.
Eppure essi sono rimasti tatuati nel mio cuore,
intriso a pieno della pace che mi dava lo stringerti la mano,
bambina.
Ricordo il tuo bastone e i tuoi sforzi per portarmi al mare,
a lanciare sassi all'oscuro e infinito blu,
arrabbiata forse per la solitudine che gravava su di me già allora.
E tu ti facevi piccino, pazientemente seduto sullo scoglio ad aspettare
che io esaurissi l'infantile energia prima di riportarmi a casa.
Anni dopo averti perduto, scovai il tuo libro di poesie e racconti, 
fra cui - più cara di ogni altra - è sempre rimasta "La cavalla storna" di Pascoli.
Forse perchè ero ancora piccola e le rime mi facevano un effetto particolare, chissà.
Caro Donato, saresti felice e fiero di essere mio nonno, ora.
Avrei da raccontarti molte cose e il mio cuore non sarebbe mai sazio di darti quello
che nessun altro ha voluto e che rimane dunque di mia proprietà,
mio malgrado.
Ma chissà, forse queste cose le sapevi già allora,
quando ancora tra noi non v'erano
che il calore delle mani e una canzone prima di dormire.
Dunque sii felice e sorridi dal posto in cui ti trovi
quando dalla spiaggia rivolgerò un pensiero all'infinito mare
che per sempre mi ricorderà il tuo viso e il tuo incolmabile affetto
per me.



LA CAVALLA STORNA 

Nella Torre il silenzio era già alto.
Sussurravano i pioppi del Rio Salto.
I cavalli normanni alle lor poste
frangean la biada con rumor di croste.
Là in fondo la cavalla era, selvaggia,
nata tra i pini su la salsa spiaggia;
che nelle froge avea del mar gli spruzzi ancora,
e gli urli negli orecchi aguzzi.
Con su la greppia un gomito, da essa
era mia madre; e le dicea sommessa:
"O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
tu capivi il suo cenno ed il suo detto!
Egli ha lasciato un figlio giovinetto;
il primo d'otto tra miei figli e figlie;
e la sua mano non toccò mai briglie.
Tu che ti senti ai fianchi l'uragano,
tu dài retta alla sua piccola mano.
Tu ch'hai nel cuore la marina brulla,
tu dài retta alla sua voce fanciulla".
La cavalla volgea la scarna testa
verso mia madre, che dicea più mesta:
"O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
lo so, lo so, che tu l'amavi forte!
Con lui c'eri tu sola e la sua morte.
O nata in selve tra l'ondate e il vento,
tu tenesti nel cuore il tuo spavento;
sentendo lasso nella bocca il morso,
nel cuor veloce tu premesti il corso:
adagio seguitasti la tua via,
perché facesse in pace l'agonia..."
La scarna lunga testa era daccanto
al dolce viso di mia madre in pianto.
"O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
oh! due parole egli dové pur dire!
E tu capisci, ma non sai ridire.
Tu con le briglie sciolte tra le zampe,
con dentro gli occhi il fuoco delle vampe,
con negli orecchi l'eco degli scoppi,
seguitasti la via tra gli alti pioppi:
lo riportavi tra il morir del sole,
perché udissimo noi le sue parole".
Stava attenta la lunga testa fiera.
Mia madre l'abbracciò su la criniera.
"O cavallina, cavallina storna,
portavi a casa sua chi non ritorna!
A me, chi non ritornerà più mai!
Tu fosti buona... Ma parlar non sai!
Tu non sai, poverina; altri non osa.
Oh! ma tu devi dirmi una una cosa!
Tu l'hai veduto l'uomo che l'uccise:
esso t'è qui nelle pupille fise.
Chi fu? Chi è? Ti voglio dire un nome.
E tu fa cenno. Dio t'insegni, come".
Ora, i cavalli non frangean la biada:
dormian sognando il bianco della strada.
La paglia non battean con l'unghie vuote:
dormian sognando il rullo delle ruote.
Mia madre alzò nel gran silenzio un dito:
disse un nome... Sonò alto un nitrito.

Giovanni Pascoli











2 commenti:

  1. ...mi sono commosso!!!
    Sei davvero speciale.
    Franco

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  2. Anch'io ho avuto un rapporto speciale con i miei nonni.
    La mancanza dell'affetto, di quel modo di amare è incolmabile davvero.
    Ciao Francè

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