giovedì 1 marzo 2012

Horizon


A VINCENZO

Tornare a casa dopo un'esperienza profonda che segna in modo definitivo il proprio cammino è sempre cosa ardua.
Ci si sente tramortiti e scardinati, sospesi come su un ponte tibetano tra la vita di ieri e quella di oggi.
Tutto sembra diverso: le prospettive, le speranze, gli umori, i sogni.
E forse non solo sembra ma è di fatto diverso.
Perchè quando un disvelamento cosmico apre un orizzonte tanto imprevisto la vita cambia, che lo si voglia accettare o no.
Da questi 5 giorni baresi e dall'esperienza sul mio primo set cinematografico ho capito semplicemente  una cosa: che io voglio fare l'attrice.
Intendiamoci. Non perchè fare l'attrice sia - come spesso accade di pensare - simbolo di ricchezza o visibilità ma perchè interpretare un ruolo davanti ad una macchina da presa è stata una delle esperienze più emozionanti e complete sotto ogni punto di vista che mai mi sia capitato di affrontare.
E faticosa. Oh sì, dannatamente faticosa.
Alla fine delle riprese - tra il freddo e la stanchezza - quasi avevo dimenticato il mio nome.
Ma pur nella tramortita incoscienza mi sentivo felice e piena, come forse si può sentire uno scalatore quando dopo giorni di arrampicata guadagna infine la vetta della montagna.
Se il Cosmo, nella sua divertita ed ironica complessità, è stato capace di portarmi in modo del tutto fortuito fino a Bari, forse ha in mente dell'altro per me. 
Per la prima volta dopo tanti anni ho la forza, il coraggio e anche l'incosciente audacia di augurarmi con tutta me stessa che sia davvero così.
Ovviamente il mio pensiero dolce corre verso coloro che hanno reso possibile il realizzarsi di questa magnifica esperienza. In particolare la mia gratitudine va al regista che, compiendo un azzardo basato sull'intuizione, ha richiesto la mia presenza sul set pur senza avermi mai conosciuto in precedenza.
Non sta a me - e di certo non in questa sede - commentare il risultato dei miei arzigogoli interpretativi.
Il pubblico e le giurie decreteranno, nonchè gli addetti ai lavori del nostro lavoro barese, se posso avere una possibilità futura in tale direzione.
Per il momento mi godo la sensazione piena e vitale di avere come intrapreso il vero cammino della mia vita.
Di aver trovato - dopo tanto peregrinare anche a vuoto - un senso a tutto ciò che ho imparato, per cui ho sperato, per cui ho lottato, sofferto e vissuto.

Perchè recitare - in fondo - non è che portare in scena i drammi e le spensierate ricchezze della propria vita, senza inutili compromessi.
Francesca


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