Stamattina mi sono ritrovata a fare la seguente riflessione.
Noi siamo abituati a considerare il denaro come il simbolo del capitalismo.
Ma questo - ormai - è un pensiero obsoleto che poteva forse valere all'inizio dell'era dominata dalla logica della domanda e dell'offerta.
Ora il concetto si è evoluto: ora il vero denaro siamo noi.
Sì, siamo noi, gli esseri umani, che andiamo in giro con un valore arbitrariamente stabilito stampato in fronte.
E tale valore ci viene assegnato dalla cosiddetta "società" a seconda del nostro ruolo, del nostro "potere", della nostra situazione finanziaria, della nostra capacità di emergere dalla massa.
Secondo questo concetto una cassiera di supermercato avrà stampata in fronte la cifra : 10 euro.
Un pittore o uno scrittore: 15 euro.
Un bancario: 30 euro.
La prima parte di un'orchestra: 60 euro.
Il proprietario di un'azienda di medie proporzioni: 100 euro.
L'amministratore delegato di un grosso marchio: 500 euro.
Il politico di professione: 1000 euro.
La star del cinema: 10000 euro.
Un capo di stato del nord Europa: 100 mila euro.
Un qualunque invitato del gruppo Bilderberg: 1 milione di euro.
Il barbone accasciato sulla panchina: - 20 euro.
In un panorama così agghiacciante il lato peggiore della questione consta nel fatto che ciascuna delle persone sopra elencate "sente" dentro di sè di valere quella cifra, ne è convinta nel profondo e non trova nessuna stranezza nell'attribuire un costo preciso al proprio essere "umano".
Ora.
Compresa una simile realtà mi sembrerebbe alquanto banale star qui a gridare il mio essere estranea alla questione.
Perchè in fondo la tentazione di essere "normale" appartiene a tutti, me compresa.
Anche se si riesce a vincerla, anche se si è consci di doverla combattere; anche se ci si libera da certe catene coltivando la pazienza e l'amore per la propria vera umanità.
L'unica e sola domanda sensata che mi viene spontaneo porre in simili circostanze è :
voi - tutti voi - l'avete mai vista la cifra che portate stampata in fronte?
Francesca
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