giovedì 23 maggio 2013

Un calcio al passato



Per poter sfidare un Leone bisogna sapere esattamente a cosa si sta andando incontro.
Tuttavia la maggior parte degli esseri umani non è consapevole dei rischi che corre affrontando un simile "nemico".
Il Leone aspetta, paziente.
Il Leone ruggisce con simpatia, per avvertire.
Il Leone - conscio della sua potenza - non si accanisce sulle facili e deboli prede.

Almeno fino a quando questa situazione risulta possibile.
Nel momento in cui però uno stercoraro cerca di tirargli un calcio una, due, tre volte il Leone si spazientisce.
Dapprima lo guarda con occhi eloquenti e decisi.
Se neanche questo basta passa a vie di fatto tutto sommato tranquille, gestibili e dalle conseguenze non irrecuperabili.

Ma quando l'arroganza e la malafede giungono al culmine il Leone, da accucciato che era all'ombra dell'albero, si alza sulle zampe, scrolla la criniera e parte all'attacco.
In realtà è talmente silenzioso e fulmineo che neanche lo vedi arrivare.
E già ti sta mordendo la giugulare.
Speranze di salvarsi?
Nessuna.

Il Leone non agisce per vendetta (è troppo pigro) ma per esasperazione.
Il Leone attende al di là della pazienza logica, spera di non dover fare quella fatica fino all'ultimo momento.
Ma quando le sue zampe iniziano a muoversi non c'è nulla, NULLA, che le possa fermare.

Oggi si è scatenato il Leone che dormiva in me, speranzoso dell'assennatezza altrui.
Le ruote karmiche vanno spezzate prima di essere liberi.
E cercarsi un altro albero sotto cui riposare.


Nathaniel

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