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Egon Schiele - Casa con ciottoli - 1915 |
In questi giorni mi sono ritrovata a riflettere su quale significato controverso incarni l'espressione di uso comune "libertà di stampa".
Se il diritto di esprimere un'opinione pubblicamente senza tema di ritorsione alcuna da parte di organi di governo e affini.
O se la possibilità di inventare e/o manipolare notizie arbitrarie certi di godere di quella credibilità aprioristica concessa al titolato giornalista.
Non so se per caso o per qualche ragione più sottile la settimana scorsa sono incappata nel testo di Karl Kraus di cui il nome iniziale del post riporta il titolo parola per parola.
"Gli ultimi giorni dell'umanità" è una enorme piéce teatrale scritta da Kraus tra il 1915 e il 1919; il tema centrale dell'opera coincide con il ritratto dell'ipocrisia del popolo austriaco prima e durante il conflitto mondiale, della sua incapacità - ad ogni livello sociale - di affrontare la realtà per ciò che incarna realmente e delle speculazioni consumate proprio dalla stampa tutta per incrementare vendite e prestigio a scapito di qualunque verità.
Mi è sembrato un testo talmente vivo e attuale da suscitarmi un'onda di subitanea indignazione, presto mitigata dal pensiero che già l'esistenza di un simile caposaldo letterario in qualche modo riscatta la storia dell'uomo dalle nefandezze di cui è capace.
Ne voglio pertanto riportare un estratto che ho trovato particolarmente significativo, non solo per il contenuto trattato ma anche per i personaggi che trovano ubicazione nel dramma e vi recitano la loro parte, contribuendo - consapevolmente o no - ad arricchire la grande menzogna che fu, che è, che in qualche modo sempre sarà se non si hanno la forza e il coraggio di opporvisi, anche andando contro la propria immediata idolatra convenienza.
Buona lettura a tutti.
ATTO PRIMO - SCENA QUATTORDICESIMA
In casa dell'attrice Elfriede Ritter, appena tornata dalla Russia. Valigie disfatte a metà. I cronisti Fuchsl, Feigl e Halberstam l'afferrano per le braccia e la incalzano con le loro domande.
I TRE CRONISTI (accavallandosi). Ha delle tracce di nagaika?* Faccia vedere! Ci servono i particolari, i dettagli. Com'erano i moscoviti? Ha qualche impressione? Deve aver sopportato sofferenze spaventose, deve, signorina, ha capito?
FUCHSL. Ci descriva il trattamento da prigioniera che le è toccato subire!
FEIGL. Ci dica le impressioni sul suo soggiorno per l'Abendblatt!*
HALBERSTAM. Per il Morgenblatt*, le sue impressioni sul viaggio di ritorno!
ELFRIEDE RITTER (sorridendo, con accento nordico). Signori, vi ringrazio per il premuroso interessamento, è davvero commovente vedere che i miei cari viennesi mi hanno conservato la loro simpatia. E grazie per esservi addirittura disturbati di persona. Avrei anche aspettato volentieri a disfare le valigie, ma con tutta la migliore volontà non posso dirvi altro, signori, se non che è stato molto, molto interessante, che non mi è accaduto assolutamente nulla, e poi che altro... ah sì, che il viaggio di ritorno è stato noioso ma non spiacevole e (maliziosa) che sono contenta di ritrovarmi qui nella mia cara Vienna.
HALBERSTAM. Interessante... un viaggio noioso, dunque ammette...
FEIGL. Spiacevole, ha detto...
FUCHSL. Aspetti, il cappello l'ho scritto in redazione... un momento... (Intanto scrive) Liberata dai tormenti della prigionia russa, giunta alfine al termine del viaggio noioso e spiacevole, l'artista versava lacrime di gioia al pensiero di ritrovarsi nella amata città di Vienna...
ELFRIEDE RITTER (minacciando col dito). Dottorino, dottorino, questo io non l'ho detto, al contrario, ho detto che non posso lamentarmi di nulla, proprio di nulla...
FUCHSL. Aha! (Intanto scrive) L'artista guarda oggi con un certo ironico distacco alle vicende passate.
ELFRIEDE RITTER. Ma senta... ma dico... no, no, dottore, sono indignata...
FUCHSL (scrivendo). Ma poi, quando il visitatore l'aiuta a ricordare, viene presa nuovamente dall'indignazione. Con parole commosse la Ritter racconta come le è stata impedita ogni possibilità di lagnarsi del trattamento riservatole.
ELFRIEDE RITTER. Ma dottore, dove vuole arrivare... non posso proprio dire...
FUCHSL. Non può certo dire...
ELFRIEDE RITTER. Ma davvero... io non posso proprio dire...
HALBERSTAM. Via, via, lei non immagina tutto quello che si può dire! Cara amica, guardi, il pubblico vuole leggere, capisce. Lei può dire, glielo dico io. Da noi sì, in Russia forse no, qui grazie a Dio c'è la libertà di parola, non come in Russia, qui grazie a Dio si può dir tutto della situazione della Russia! C'è qualche giornale in Russia che si sia occupato di lei come facciamo noi? E allora!
FEIGL. Ritter, sia ragionevole: crede che un po' di pubblicità le faccia male, ora che si ripresenterà al pubblico? E allora!
ELFRIEDE RITTER. Ma signori... non posso proprio... è una cosa tirata per i capelli... se aveste visto... per strada o presso le autorità... se solo avessi avuto il minimo motivo per lagnarmi di qualche sopruso o roba del genere, credete che non lo direi?
FUCHSL (scrive). Ancora tremante per l'emozione, la Ritter descrive come la plebaglia l'ha tirata per i capelli, come alla minima lagnanza le autorità la sottoponevano a soprusi e come ha dovuto tacere tutte queste vicissitudini.
ELFRIEDE RITTER. Ma dottore, vuole scherzare? Le ho detto perfino che i funzionari di polizia mi son venuti incontro in ogni modo, mi han presa sottobraccio nei limiti del possibile, sono potuta andare dove ho voluto, sono tornata a casa quando ho voluto: le assicuro, se mi fossi sentita anche per un solo attimo come una prigioniera...
FUCHSL (scrive). L'artista racconta che una volta, quando tentò di uscire, la polizia le andò subito incontro, la prese per un braccio e la trascinò a casa, sicchè condusse letteralmente la vita di una prigioniera...
ELFRIEDE RITTER. Ora mi arrabbio sul serio... non è vero, signori, io protesto...
FUCHSL (scrive). E si arrabbia quando questi ricordi delle sue vicende, delle sue vane proteste...
ELFRIEDE RITTER. Signori, non è vero!
FUCHSL (alza lo sguardo). Non... è... vero? Che vuol dire, non è vero, se scrivo ogni sua parola?
FEIGL. Se noi lo vogliamo pubblicare, com'è che non è vero?
HALBERSTAM. E' la prima volta che mi succede, sa. Interessante!
FEIGL. Quella è capace di mandarci una rettifica!
FICHSL. Via, non faccia storie, la può danneggiare!
HALBERSTAM. E quando gliela ridanno, una parte?
FUCHSL. Se sabato lo racconto al direttore, alla conferenza sul repertorio, la Berger si becca la parte di Margherita, glielo garantisco io!
FEIGL. Questo è il ringraziamento perchè Fuchs l'ha sempre trattata con un occhio di riguardo? Ma lei non conosce Fuchs! Se lo viene a sapere, stia attenta, alla prossima volta!
HALBERSTAM. Wolf ce l'ha già con lei da quando quella volta ha lavorato nella sua commedia, glielo dico in confidenza. Wolf inoltre è contrarissimo alla Russia, e se ora viene a sapere che lei non ha da lagnarsi della Russia... la fa a pezzi all'istante!
FUCHSL. Sfido io, e Low? Non si metta contro Low, un'attrice deve adattarsi, punto e basta!
FEIGL. Invece le posso dire che le servirebbe moltissimo, non solo col pubblico, ma anche con la stampa, se lei in Russia fosse stata maltrattata.
HALBERSTAM. Ci pensi su. Lei viene da Berlino e ha fatto presto ad ambientarsi qui da noi. Qui si è sempre trovata bene, le hanno sempre aperto le braccia...
FUCHSL. Io le posso soltanto dire che con queste cose non si scherza. Che una sia stata in Russia e non abbìa nulla da raccontare delle sofferenze che ha patito, via, è da ridere, un'attrice della sua classe! Le dico che si tratta della sua carriera!
ELFRIEDE RITTER (torcendosi le mani). Ma... ma... ma... signore redattore... io... credevo... caro dottore... la prego, caro dottore... volevo solo... dire la verità... scusatemi... ve ne prego, ve ne prego...
FEIGL (furioso). E lei questa la chiama verità? E le nostre, sono bugie, allora?
ELFRIEDE RITTER. Voglio dire... scusate... io veramente... credevo che fosse la verità... ma se voi... se voi signori... credete... che non sia... la verità... già, voi siete giornalisti... voi... ve ne intendete... di più. Sapete... io sono una donna, non ho la visione.... giusta delle cose, non è vero? Dio mio... capirete... c'è la guerra... si ha tanta paura... si è così felici di esser tornati sani e salvi dalla terra nemica...
HALBERSTAM. Vede dunque, se si rammenta piano piano...
ELFRIEDE RITTER. Ma certo, caro dottore. Capirà, il primo impeto di gioia al ritrovarmi nella vostra amata Vienna... tutto quel che uno ha subìto lo si vede color rosa, per un attimo solo, naturalmente... ma poi... si è ripresi dall'indignazione, dall'amarezza...
HALBERSTAM. Lo vede, noi lo sapevamo fin dal primo momento...
FUCHSL (scrive). Indignazione e amarezza prova ancora oggi l'artista quando ripensa ai supplizi subìti, e appena il primo impeto di gioia al ritrovarsi nella metropoli cede il posto ai tristi ricordi. (Si rivolge a lei) Allora, è vero adesso?
ELFRIEDE RITTER. Sì, signori, questa è la verità... sapete, ero ancora sotto l'impressione... si ha tanta paura, si è così...
FUCHSL. Aspetti... (Scrive) Ancora intimorita, non trova il coraggio di parlarne. Nella terra della libertà soggiace ancora per un momento all'illusione di trovarsi in Russia, là dove ignominiosamente ha dovuto rinunciare ai diritti della persona, della libertà di opinione e di espressione. (Rivolto a lei) E' vero adesso?
ELFRIEDE RITTER. Oh, dottore, come sa cogliere i sentimenti più segreti...
FUCHSL. Lo vede?
HALBERSTAM. Allora, riconosce di aver sofferto...
FEIGL. Eh, ne ha passate!
FUCHSL. Che vuol dire "passate"? Ha subìto un vero e proprio martirio!
HALBERSTAM. E allora cos'altro serve, andiamo, non siamo qui per divertirci.
FUCHSL. Ovviamente, la conclusione la scrivo io in redazione. Allora... non dobbiamo temere una rettifica? Ci mancherebbe altro!
ELFRIEDE RITTER. Ma dottore!... Siete stati molto carini a venirmi a trovare. Tornate presto. Addio, addio. (Chiama) Grete! Gre-te!
FEIGL. E' davvero una persona ragionevole. Arrivederci, signorina. (Uscendo, rivolto agli altri) Dio sa quel che ha passato, e non ha il coraggio di raccontarlo a nessuno... poveretta!
Elfriede Ritter si accascia su una sedia e poi si rialza per disfare la valigia. Cambia la scena.
*Nagaika: frusta tartara e cosacca di cuoio intrecciato.
*Abendblatt: Giornale della sera. Titolo usato per le edizioni serali di vari quotidiani.
*Morgenblatt: Edizione antimeridiana del "Wiener Tagblatt".
(Il testo e le note sono tratte dall'edizione
Adelphi del libro di Karl Kraus "Gli ultimi giorni dell'umanità".)
Quando si dice "la verità nuda e cruda".
Son passati 100 anni. E' cambiato qualcosa?
Basterebbe sostituire i nomi indicati con quelli di personaggi contemporanei (e la lista sarebbe infinita) per accorgersi amaramente che no, nulla è cambiato.
Se non in peggio forse.
Almeno per quello che riguarda il potere della stampa nel manipolare le masse.
Ma grazie al Cielo non siamo tutti "massa".
Qualcuno fuori dal coro permane e di queste letture si ciba perchè lo fan sentire meno solo, meno inattuale e lo spronano a proseguire lungo il suo cammino.
Il che - dati i tempi - non è poco.
Non lo è per nulla.
Francesca
PS: Dato che l'argomento mi interessa molto, qualcuno dei miei lettori saprebbe consigliarmi un libro sulla storia della prima guerra mondiale? Grazie infinite.
PS2: Questo è il link all'articolo di presentazione del libro sul sito dell'Adelphi. Vi consiglio caldamente di leggerlo perchè il contributo di Canetti è imprescindibile.
Recensione "Gli ultimi giorni dell'umanità".