venerdì 5 ottobre 2012

Vero o falso?



Negli ultimi giorni mi sto dilettando con la lettura di libri che definirei a dir poco incredibili.
Uno fra questi - iniziato giustappunto questa mattina - è di Michael Talbot e si intitola: "Tutto è uno - L'ipotesi della scienza olografica".
Dato che riassumere in breve di cosa esso tratti sarebbe a dir poco difficoltoso passo la parola all'autore medesimo, nella speranza che a tutti arrivi la forza e la grandezza del messaggio nascosto tra le pagine di questo testo così ricco di prospettive sia da un punto di vista scientifico che da uno più semplice, riservato alla nostra "realtà" quotidiana.
Buona lettura!

"Per la maggior parte di noi è ovvio che i nostri sentimenti di amore, fame, rabbia e così via, siano realtà interiori, e il suono di un'orchestra, il calore del sole, la fragranza del pane che cuoce, e così via, siano realtà esteriori. Ma non è altrettanto chiaro come i nostri cervelli ci diano la capacità di discernere fra i due. Ad esempio, Pirbram (neurofisiologo di Stanford) fa notare che quando guardiamo una persona, la sua immagine è realmente sulla superficie delle nostre retine. Eppure, non percepiamo la persona come fosse sulla nostra retina, ma come esistente nel "mondo là fuori". In modo analogo, quando urtiamo con l'alluce contro qualcosa, sentiamo dolore nell'alluce. Ma il dolore non è realmente nell'alluce. E' in effetti un processo neurofisiologico che avviene in qualche luogo del nostro cervello. Come può allora il nostro cervello essere in grado di prendere la moltitudine di processi neurofisiologici che si manifestano a noi come esperienza, che sono tutti interni, e ingannarci facendoci credere che alcuni siano interni e altri si trovino al di là dei confini della nostra materia grigia?
Creare l'illusione che le cose siano localizzate dove non lo sono è la caratteristica quintessenziale di un ologramma. Come già detto, se osservate un ologramma, esso sembra estendersi nello spazio, ma se vi passate la mano attraverso scoprirete che non vi è nulla in quel punto. Malgrado ciò che i vostri sensi vi dicono, nessuno strumento rileverà la presenza di alcuna energia o sostanza anormale dove l'ologramma sembra sospeso. Questo avviene poichè un ologramma è un'immagine virtuale, un'immagine che sembra essere dove è, e non possiede più estensione nello spazio di quanta ne abbia l'immagine tridimensionale di voi stessi che vedete quando vi guardate nello specchio. Proprio come l'immagine nello specchio si trova nell'argentatura sulla superficie posteriore dello specchio, l'effettiva locazione di un ologramma è sempre nell'emulsione fotografica sulla superficie della pellicola che lo registra.
(...) Il quesito che iniziava a disturbarlo era: se l'immagine della realtà nei nostri cervelli non è un'immagine bensì un ologramma, è un ologramma di cosa? Il dilemma posto da questo interrogativo è analogo a fare una Polaroid di un gruppo di persone sedute intorno a un tavolo e, dopo l'avvenuto sviluppo della fotografia, scoprire che invece di persone vi sono soltanto nuvole indefinite di schemi di interferenza posizionate intorno al tavolo. In entrambi i casi si potrebbe giustamente domandare: qual è la vera realtà, il mondo apparentemente oggettivo sperimentato dall'osservatore/fotografo o l'immagine indistinta di schemi di interferenza registrati dalla macchina fotografica/cervello?
Pribram si rese conto che se il modello olografico del cervello fosse portato alle sue logiche conclusioni, aprirebbe la porta alla possibilità che la realtà oggettiva - il mondo delle tazze da caffè, viste montuose, olmi e abat-jour - potrebbe non esistere affatto, o perlomeno non esistere nel modo in cui crediamo. Era possibile, si domandò, che ciò che i mistici avevano detto per secoli fosse vero, la realtà era maya, un'illusione, e ciò che esisteva là fuori era in effetti una vasta risonante sinfonia di forme d'onda, un "dominio della frequenza" che veniva trasformato nel mondo che conosciamo solo dopo essere entrato nei nostri sensi?"

Pagine 30-31, 37-38; ed. Urra. 


1 commento:

  1. Che cosa vuol dire "reale"?
    Dammi una definizione di "reale".
    Se per reale ti riferisci a quello che percepiamo, a quello che possiamo odorare, toccare e vedere, quel "reale" sono semplici segnali elettrici interpretati dal cervello.
    (Morpheus - The Matrix)

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