sabato 13 ottobre 2012

Occhio di falco



In questo periodo trepidante di cambiamenti - se pur all'apparenza "materica" inconsistenti - mi sono ritrovata a considerare le due seguenti opzioni:
- tagliarmi i capelli;
- andare a vivere per un periodo in un Ashram in India.

Ovviamente la parte sana e maggiormente "illuminata" del mio subconscio ha subito fatto presente - in modo pacato e disponibile - che non v'è alcun bisogno di "tagliare" qualcosa all'esterno per "tagliare" qualcosa all'interno. "Anche perchè" - recitava sempre la quieta vocina - "puoi tagliare i tuoi capelli e non quello che ti tiene ferma a terra impedendoti di seguire il tuo cammino. E cosa sarebbe cambiato?".
E' saggio, il mio subconscio. Più saggio di quanto non abbia mai ritenuto.
Suppongo che per tutti sia così.
Ma ieri sera ho avuto dimostrazione diretta che - come dicono i grandi spiriti vissuti sul nostro pianeta - noi tutti siamo esseri illuminati. 
Solo che non ce lo ricordiamo. Abbiamo memoria molto corta a riguardo.

E dunque il primo problema è sistemato.
I capelli resteranno lì dove sono: è più faticoso recidere l'invisibile del visibile.

Per quanto riguarda l'Ashram... Lì i dubbi sono maggiori.
Anche perchè il subconscio in quel caso ha fatto - come si dice - lo "gnorri"!
E' rimasto muto.
Il che è comunque una spiegazione, se di spiegazioni (o traduzioni dall'ineffabile) si è alla ricerca.
Il silenzio non è assenso. Almeno non in questo caso.
Il silenzio-assenso non tace. Urla. 
Come farebbe un bambino per farsi ascoltare dal genitore distratto.
E qui invece non si è udito suono alcuno.
Il mio subconscio dunque non pare d'accordo sull'India (anche perchè c'è troppo arancio in quella zona. E lui si sente meglio circondato dal turchese).
Sarebbe più d'accordo con l'incontro con un Don Juan contemporaneo, che mi portasse a zonzo per il deserto e mi insegnasse ad ascoltare le parole del Vento, delle piante e di tutto ciò che non sappiamo vedere anche se è proprio sotto i nostri occhi.
Ieri sera - a tal proposito - un caro amico mi ha scritto: Forse ciò che vuoi è "non sapere ciò che vuoi".
Ci ho riflettuto molto.
E continuo a farlo.
Perchè le parole altrui spesso sono specchio di ciò che abbiamo dentro e non riusciamo a dirci da soli.
E quindi abbiamo bisogno di qualcuno che ci indichi la via.
Ma poi la celebre soglia siamo noi a doverla attraversare.

Conclusioni?
Per condensarle in una singola frase scelgo le parole di Monique Mathieu:
"Mi abbandono alla mia grande trasformazione".

Il resto verrà da sé.
Perchè più esercitiamo il potere del desiderio e della volontà senza una direzione consapevole e più impediamo a chi o cosa ci vuole trovare di fare la sua strada.

Francesca




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