lunedì 15 ottobre 2012

Iperborea



Il sentirsi lontani è uno stato emotivo-esistenziale che il genere umano di solito immagazzina nella memoria percettiva accompagnandolo il più delle volte con un sentimento di tristezza o malinconia.
Nel mio caso - tuttavia - è diventato una dimensione naturale, una dimensione in cui ci si sente "diversamente" esseri umani.
O forse completamente umani, chissà.

Tutto ciò che mi circonda - che non sia albero, foglia o ruscello - ha smesso di avere senso.
Come viene inteso, come viene gestito, come viene "veduto".
Sempre che lo si riesca a vedere chiaramente, è ovvio.

Cosa vuol dire tutto ciò?
Che forse un giorno o l'altro semplicemente sparirò dalla vista di tutti - come la mia stessa madre visualizza da tempo senza sapersene dare una spiegazione razionale.
Forse ho vissuto bastevoli vite su questo pianeta e ho imparato quello che dovevo.
Ed è ora che io vada là dove c'è chi mi aspetta.
E chi potrebbe mai aspettarmi?
Forse il mio Sé superiore. Che vive all'interno di un mondo - o dimensione - che riflette interamente ciò che sono nello Spirito.

Non è certo un mistero che mi sia sempre sentita un'aliena su questo pianeta.
Potevo avere due gambe e due braccia e parlare, pensare e suonare come un essere umano.
Ma l'Anima mi suggeriva altrimenti.
Mi ha sempre suggerito che qua ero una estranea.

Pur di sopravvivere mi sono forzata a credere nei cosiddetti "valori umani occidentali".
Ho iniziato a credere nella competizione, nella "dimostrazione di sé", nell'arruolamento del pensiero, nell'autocompiacimento egoico, nella generale condiscendenza verso il prossimo.
Per sentirmi inserita. Per sentirmi non così lontana da casa.
Ma mentivo. Ho sempre mentito. E l'ho sempre saputo.

La semplice verità è che tutte queste "esigenze" non appartengono affatto al mio cuore.
E mai lo hanno fatto.
E andare avanti nell'evoluzione - in un certo qual senso - coincide col tornare indietro, almeno nel mio caso.
Ossia tornare a vedere, pensare e credere come la bambina che ero e che mai ho smesso di essere.
Ho solo desiderato per molti anni che la verità non fosse quella che era.
Ma nessuno sfugge al proprio destino.
Certo, detta così può sembrare una condanna. 
In effetti coincide con il suo perfetto opposto.
E' la libertà incarnata.
Quando il tuo corpo di 36enne coincide con la tua Anima di soli 2 anni, allora si vive e si percepisce il Creato come un'Unità Perfetta, al di là di cui esiste ancora e solo altra Perfezione.

E - buffamente - ci si rende conto di non aver più bisogno di una identità, di un nome, di una storia personale (come diceva Don Juan) e persino di un corpo. 
Se ne può fare a meno.
Perchè si è sostenuti dal Mistero di cui si fa parte.
E ciò è tutto quello a cui ogni essere vivente - ne sia consapevole o no - davvero anela.

Ma prima di divenirne coscienti - e prima di arrivare ad esserne grati invece che infastiditi - bisogna togliersi ogni abito, togliersi la pelle e la carne e le ossa dal Cuore e far vivere il Cuore da solo.
Da solo.
Come fa il cervo nella foresta.
E lasciare che la notte lo nutra, che il giorno lo colpisca, che la saggezza lo elevi e la tristezza lo compia.

Quando il Cuore sarà così forgiato dagli elementi di "ciò che è" potrà anche fare a meno di se stesso.
Perchè avrà coscienza del fatto che la non-esistenza non è un'equazione plausibile per "ciò che è".
Allora potrà riaccogliere intorno a sé le ossa, la carne e la pelle, perchè per lui non avranno più alcun peso.
Ed essere da loro custodito, anche se sarà in realtà il Cuore a custodire il Suo stesso involucro.
Ma non farà più differenza a quel punto: perchè il Cuore - tramite processo osmotico - si trasfonderà anche nella pelle, nella carne e nelle ossa.
Un tuttUno indivisibile. Una Coscienza incarnata. 

E subito dopo scoprirà che il proprio Essere coincide con ogni Essere.
E la paura del non-essere sarà ai suoi occhi una sciocchezza e ne riderà di gusto.
Come ride un bambino che ancora ricorda ciò che è e da quale luogo la sua Essenza provenga.

Non ho altro da aggiungere se non che, dopo questa semplice "constatazione amichevole", credo proprio che il mio viaggio sia giunto al suo termine.
Ed è così che va, che è sempre andato, per ognuno di noi.

Personalmente il salto quantico è già avvenuto.
E' tempo di tornare a casa.
Axel






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