giovedì 8 settembre 2011

Compasso



Attendere, attendere.
Un movimento della terra, un pranzo fra amici, un nuovo impulso del cuore.
A volte ci si sente morti, imbalsamati come i faraoni egiziani  rinchiusi in tombe millenarie.
E poi d'improvviso arriva una ventata inaspettata che fa risorgere, che risolleva dal nulla in cui si vegetava.
Non so bene ridire in quale fase io mi trovi.
Ma resisto con speranza.
La speranza che domani qualcosa cambi.
Non fuori. Dentro di me.
Perchè le rivoluzioni avvengono prima nel cuore di un uomo e poi nella storia di tutti.

Francesca

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