domenica 2 gennaio 2011

Pret-à-porter


Vi capita mai di pensare quanto il prossimo sappia talvolta essere screanzato e invadente?
E quando mi riferisco al prossimo non parlo certo delle persone a noi care, con le quali abbiamo quella confidenza naturale che rende frangibile qualsiasi barriera comportamentale e che rende lecito anche l'illecito; mi riferisco ai cosiddetti "estranei", quei "conoscenti" che armati di non si sa bene quale patente decidono che la buona creanza sia improvvisamente passata di moda, permettendosi di abolire in un microsecondo le distanze e arrogarsi una confidenza che - grazie a Dio - è figlia comunque di un rapporto non dico consolidato ma certamente non superficiale.
In questo sia maledetto Facebook. Sia maledetta la facilità con cui ormai ci si rivolge ad un "altro" senza neppure averne respirato l'odore una singola volta, o averne visto il sorriso alla luce artificiale di un bar davanti ad un boccale di birra. Sia maledetta la superficialità con cui si definisce la parola "amico", con cui si pensa di poter entrare nella vita privata di un altro senza neppure chiedere permesso, banalizzando ogni tentativo di legame.
Non fraintendiamoci. Non sono certo un orso che rifiuta qualsiasi contatto umano.
Chiunque mi conosca davvero ben sa che questa definizione mal si addice alla sottoscritta.
Solo vorrei esprimere la mia intolleranza verso la "pretesa" da parte di uno sconosciuto di essere parte della mia vita, la "pretesa" di estorcere il mio numero di telefono per non si sa bene quale ludico scopo. Questo significherebbe in qualche modo svilire il rispetto e la tenerezza che ho nei riguardi di persone che godono della mia fiducia, della mia lealtà e dei miei pensieri. Sarebbe buttare nel calderone rapporti più o meno importanti, senza distinzioni di sorta. Sarebbe mercificare una parte del proprio sentire a favore di nomi senza volto.
Perdonatemi. Sarò fatta all'antica.
Ma quando chiamo qualcuno "amico" è per un motivo serio, vero.
E - tra parentesi - si può essere amici anche senza essersi mai visti ma bisogna "coltivarsi", pur a distanza, intraprendendo un rapporto sincero volto alla reciproca crescita intellettiva, al rispetto e alla bellezza dell'incontro in sè, senza fretta.
Non dò il mio numero di telefono ad uno che me lo chiede nascondendosi dietro uno schermo, senza parole.
Sarebbe come distribuire bigliettini con il mio indirizzo per tutta Roma.
Solo che la maggior parte della gente non si accorge più della differenza, ormai.
Ma io sì.
Nell'era del fast-food emozionale io so ancora chi chiamare "amico", a chi concedere parte del mio cuore e a chi no.
E i miei amici con me.
Francesca

2 commenti:

  1. Tanto per cambiare, come sempre, sono d'accordo con te. Facebook è uno strumento di enorme utilità, che però diventa un mostro, nelle mani di uomini (e donne) ignoranti che graffiano via ogni logica di buon senso e raffinatezza per cercare disperatamente di arraffare una notte di sesso... oppure giocano con il presunto "amico" del momento nascondendosi dietro maschere squallide, arroganti e infinitamente tristi.
    L'unica soluzione possibile è compiere un'assidua, profonda e radicale selezione, per cancellare tutte le numerose mele marce e conservare soltanto quei pochi che contano davvero, e che davvero dimostrano un interesse profondo e sincero nei tuoi confronti.

    RispondiElimina
  2. Brava Francesca! Hai perfettamente ragione, soprattutto perché questi giochini possono essere pericolosi. Dare il numero di telefono e l'indirizzo a persone conosciute su facebook, potrebbe portare a sgradevoli conseguenze... Quindi fai bene a mantenere la tua "riservatezza", continua così.

    RispondiElimina