Stamattina, sempre passando il famoso aspirapolvere (che evidentemente è in grado di far germinar le idee - almeno nel mio caso) mi è venuta in mente la parola "gnosis".
Cosa voglia davvero significare.
Nel profondo.
Ieri non avevo proprio voglia di conoscere alcunchè.
Ero chiusa, rintanata dentro le caverne del mio subconscio.
E lì il mio clone primordiale cercava rozzamente di accendere un fuoco e di dar la caccia a qualche animale preistorico con la sua clava.
Nulla più di questo.
Oggi - sarà forse per via del pur pallido sole spuntato sopra i tetti - ho abbandonato il mio clone nel paleozoico e ho fatto ritorno alla realtà presente.
E poi dicono che i viaggi nel tempo non siano possibili!
Puah! Baggianate iperrealiste di gente senza spirito nè fantasia....
Dai dinosauri alla gnosis il passo non è breve.
Eppure ciò nella mente accade in un nanosecondo.
E così, sospesa in una bolla fluttuante multi-dimensionale, con in mano il mio amico Bosch e una camicia da notte ancora indosso, la mente ha ricominciato a funzionare a 8 mila giri al secondo, dopo la battuta d'arresto del giorno precedente.
Gnosis.
Gnosticismo.
Cosmologico e non.
Le solite domande del caso: chi siamo? Da dove veniamo? Perchè non c'è mai un bagno quando se ne ha davvero bisogno?
Forse per circoscrivere il campo d'azione basterebbe concentrarsi su quanto si conosce di se stessi.
Quanto si è disposti a rischiare della propria "normalità" per compiere un simile viaggio.
Quanto si è disposti a disimparare ciò che si è imparato, per dirla come Yoda.
Nella mia vita ho sempre rischiato tutto per ciò in cui credevo.
E non me ne sono mai pentita.
Anche laddove le mie "follie" mi hanno condotto verso la rovina.
E' un cammino difficile quello del "dis-imparato".
E' una sorta di labirinto con una sola uscita che si percorre bendati, come topi in un esperimento di laboratorio.
Se si è disposti a diventare dei topi per poter ridiventare umani una volta trovato il centro del labirinto allora - forse - si può avere la fortuna (che fortuna non è ma è solo merito) di diventare più che umani.
Non è una gara.
Non ci sono trofei alla fine di un simile percorso.
L'unico trofeo è la consapevolezza che rimane di sapere dentro di sè - senza ombra di dubbio - chi si è.
Di conoscere (ecco la gnosis) il proprio nome.
Non quello d'anagrafe.
Il proprio nome animico, che forse non ha nemmeno lettere dicibili per l'intelletto umano.
E quello che rimane - alla fine - è solo un immenso silenzio, denso come l'oceano e percorribile come l'universo.
Basta solo esser coscienti di poterlo fare.
Nathaniel
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