venerdì 25 marzo 2011

Crazy for.....



Giornate di fervido ozio, in cui mi risulta impossibile avere il tempo di scrivere sul blog.
Risotto ai carciofi, pc nuovo di zecca, videogiochi adventure che mi tengono incollata allo schermo dalle 10 del mattino alle 10 di sera.
Ogni tanto ci sta.
Non si può sempre essere filosofi.

Francesca

lunedì 21 marzo 2011

Il terzo occhio



Mi chiedo con quale diritto le persone vogliano far parte della tua vita dopo averti umiliato ed offeso per anni. Mi chiedo con quale egoismo si possa ignorare la precisa volontà di un individuo a cui si dice di voler bene, con quale perversa inconcludenza si cerchi di far leva sul suo senso di colpa per ottenere lo scopo che ci si è prefissato.
Probabilmente con la stessa arroganza con cui - per l'appunto per anni - ci si è arrogati il diritto di non "vedere" quella persona, considerandola come una propria appendice, permettendosi dunque di ergersi a giudice di tutte le sue azioni, sacrificandone fino allo spasimo la voce.
E quando gli assetti cambiano perchè lo schiavo si libera dal giogo dell'oppressione morale ed esistenziale dichiarando la sua indipendenza, la sua estraneità al gioco al massacro, il padrone - o presunto tale - perde ogni punto di riferimento, non è capace di arrendersi alla realtà nella sua pervicace convinzione di dover continuare ad essere colui che regge i fili del destino dell'altro.
Ma la Vita ha i suoi assetti, i suoi equilibri.
Ciò che togli prima o poi ti sarà tolto.
Ciò di cui hai avuto da sempre bisogno e che non hai mai avuto, ti sarà dato.
A questa legge nessuno può sfuggire. Nessuno può salvarsi dall'Equilibrio.
Folle è colui che matura la convinzione di potersi mettere al riparo.
Non vi sono case sufficientemente solide che riparino dal Vento delle Possibilità.
Nè abissi sconosciuti in cui far precipitare il proprio cuore per tenerlo lontano dalla Zampa del Fato.
Siamo carne esposta agli eventi.
Sta solo alla nostra Anima salvarci, tramite la Consapevolezza, la Rettitudine, la Speranza ed il Rispetto per qualsiasi forma di Vita, a partire dalla propria.
Altra via non esiste, non è mai esistita.
E mai esisterà.

Francesca



sabato 19 marzo 2011

Koro Koro Pollon


La Libia brucia, il Giappone sommerso combatte le radiazioni.
Noi qui, sperduti e soli su questo pianeta, assistiamo impotenti al gioco del Destino che pare aver coinvolto il mondo in una battaglia navale globale.
Potrei parlare della disperazione e della tristezza, delle difficoltà che inevitabilmente arriveranno.
Eppure preferisco farmi portatrice di un messaggio di speranza e solidarietà, almeno stasera.
L'essere umano è fragile nel corpo e nell'anima e tuttavia dotato al contempo di una forza straordinaria che emerge proprio quando meno ce lo si aspetterebbe.
Sa essere combattivo e fiero pure nelle tragedia e nel dolore.
Sa prendersi cura di uno sconosciuto in difficoltà.
Sa soccorrere chi ha bisogno e aprire la propria casa a chi non la possiede più.
Forse c'è chi obietterà che questa è pura fantasia.
Potrà anche essere. Ma è la mia fantasia.
E' una fantasia in cui continuo a credere, come la bacchetta magica di Creamy e il tesoro degli gnomi alla fine dell'arcobaleno o al fatto che prima o poi riuscirò a cantare davanti ad un pubblico sterminato o a salvare una vita con una singola parola.
La Speranza non è raziocinio. E' Destino.
E' la mano del Fato che ti accarezza la sera prima di dormire, mentre la coscienza sta tra il sonno e la veglia.
La Speranza possiede ali fruttuose, gambe forti e sogni grandi.
E' l'unico sentimento del quale possiamo nutrirci senza timore di consumarlo mai.
Infinito è il suo portentoso suono, trionfale come le Trombe Divine.
Chi si arrende al Suo richiamo si ritroverà gambe agili e spirito folle.
E un immenso dono segreto nel cuore.

Buonanotte a tutti
Francesca



lunedì 14 marzo 2011

Stasi


E' inutile, continuo a pensare al Giappone.
Ogni minuto.
Penso al terrore, al dolore, alla sensazione di desolazione che un intero popolo sta provando mentre ciascuno di noi è seduto nella propria casa a gustare un pasto caldo magari davanti alla tv o mentre chiacchiera con un amico al telefono.
Penso a cosa debba significare ritrovarsi da un giorno all'altro senza casa, senza cibo, senza comunicazioni, magari mentre si cerca un marito, un figlio o un fratello che si scopre poi morto, seppellito da una quantità di terra e acqua di bibliche proporzioni. E tu invece sei salvo, non si sa perchè, non si sa per quanto.
E intanto le radiazioni viaggiano nell'atmosfera e se dal mare ti puoi riparare, come ti proteggi dall'aria che devi respirare?
Nel frattempo dall'altra parte del globo il campionato di calcio va avanti, Berlusconi non si dimette e la Fox continua  a mandare in onda i suoi programmi.
So già che qualcuno è pronto a replicare: "Ma cosa dovremmo fare, fermare il mondo?"
Non so qual'è la risposta giusta da dare.
Posso solo riportare la mia personale esperienza.
Quando - ormai molti anni fa - un mio caro amico mi morì pressochè accanto su una strada desolata e vuota, non solo mi stupii del fatto che il giorno seguente il sole sorgesse ancora ma mi ritrovai a non capire come il mio stesso respiro non si bloccasse, perchè il mio cuore battesse, con quale logica straziante e perversa gli "altri" vivessero le loro vite come se nulla fosse accaduto.
L'indifferenza del "mondo" innanzi alla tragedia di una perdita forse mi faceva persino più male della perdita stessa, perchè la trovavo ingiustificata, crudele, impietosa.
E subito pensai che la medesima indifferenza sarebbe stata usata se fossi stata io a morire al suo posto.
Che comunque, per quegli "altri", non avrebbe fatto alcuna differenza.
Dunque personalmente ritengo che l'ostentata indifferenza nei confronti di un intero popolo che soffre e muore sia una bestemmia, non nei riguardi di Dio, ma - ancor peggio - nei riguardi del nostro essere umani.
La maggior parte di noi forse nemmeno conosce più il significato di questa definizione.
Un uomo lo si riconosce dalla sua capacità di provare compassione, ossia dalla sua capacità di partecipare delle sofferenze altrui.
Trovo quindi disumano non sapersi più fermare a riflettere, neppure per un singolo momento.
E magari provare tristezza, rabbia, dolore, costernazione e farsi raggiungere dal pensiero tanto naturalmente umano che recita: "E se fosse successo a me? Se fosse successo alla mia famiglia, se quello che vedo disteso sull'erba privo di vita fosse il cadavere di mia figlia o di mia madre? Cosa farei, ora?"
Forse, sapere che il resto del mondo anche solo per un giorno, un'ora soltanto, si è fermato in rispetto al proprio lutto, a quella perdita che niente e nessuno potrà mai redimere per il resto della vita, consentirebbe al sopravvissuto di aver restituito almeno in parte un riflesso di dignità che la morte improvvisa strappa via senza ritegno alcuno.
Se a me fosse toccato in sorte un simile privilegio probabilmente mi sarei sentita così. Perchè se è vero che la stasi della realtà a me circostante pur per un singolo minuto  non sarebbe stata capace di lenire il dolore lacerante e muto avrebbe comunque compiuto un prezioso, immenso miracolo: mi avrebbe fatto sentire meno sola.

Giappone. Sarò umile, piccola e non varrò neanche molto.
Ma stasera io sto ferma per Te.
Francesca




Sapienza acuminata


Notte sul divano.
Capacità riflessiva ridotta ai minimi termini.
Indigestione di bruttura morale.
Assalto di malessere post trattamento agopunturale.

Oggi non ci siamo fatti mancare proprio nulla.
Francesca

venerdì 11 marzo 2011

Andata senza ritorno




Chissà, probabilmente anche io tra un po' mi deciderò a diventare parte di quella schiera di italiani che traditi dalla propria nazione decidono di varcare le frontiere e tornare nel "Bel Paese" solo per vacanza.
E forse nemmeno.
La Grecia ha un mare spettacolare, costi molto più abbordabili e leggi sulla navigazione dei piccoli natanti di gran lunga più sostenibili.
Certo, in America non avranno il Colosseo.
Ma quante volte all'anno lo vedo il Colosseo?
Abito dall'altra parte della città e per passarci davanti con l'auto dovrei impiegare circa 2 ore di auto.
Certo, non saranno come 10 ore di trasvolata atlantica....
Ma in compenso potrei avere la chance di vivere in un mondo civilizzato, dove il talento è riconosciuto come tale, a prescindere dai tuoi parenti; dove le opportunità non ti sono negate solo perchè non hai "amicizie" altolocate e dove il rispetto per la musica e le arti ha ancora un significato pratico e non solo verbale o di facciata.
Mi sono stufata.
Di dover suonare gratis, di dovermi sentire mancare di rispetto pressochè quotidianamente, di veder scambiata la fama di cui godono i fantocci della De Filippi per reale capacità.
La Verità è altrove.
In fondo il problema è solo questo.
Sono stanca di vivere in una nazione in cui la Verità non ha più una collocazione ma è perennemente in esilio.
Forse è giunta l'ora di auto-esiliarsi per non perdere quello che resta della propria dignità.

Francesca

giovedì 10 marzo 2011

Scalate



A volte vivere è davvero dura.
E' dura conquistarsi la fiducia ogni volta delle persone a cui hai già dimostrato tanto e che non dovrebbero dubitare di te.
E' dura far valere le proprie ragioni e le proprie scelte, specie se impopolari per il "normale" modus operandi nella vita quotidiana: c'è sempre qualcuno disposto a farti credere che siano sbagliate.
E' dura non sentirsi sbalestrati di fronte a coloro che tentano di "shekerare" le tue certezze, costruite a spese di indicibili sofferenze e sacrifici.
Ma mi sono resa conto di come parlare - da parte di coloro che sono "altri" rispetto a sè - sia facile.
E soprattutto il prossimo, criticando le tue scelte, difende le proprie che in qualche modo sono messe a rischio dal tuo stesso stare al mondo.
In fondo la gente non è cattiva nè crudele. Ha solo paura.
Paura di scoprire che nelle decisioni che tu hai preso vi sia una giustizia di fondo, scoprire che le tue decisioni potrebbero valere anche per la loro vita, con le relative conseguenze del caso.
Per ciò bisogna portare pazienza. Ed essere forti. E non dubitare mai delle conquiste che si sono fatte.
Essere se stessi comporta un'assunzione di responsabilità incommensurabile, ma è un atto di coraggio che viene ben ricompensato.
Magari non subito, non nei tempi in cui noi ce lo saremmo aspettato, in cui avremmo desiderato.
Ma prima o poi il prezzo pagato si tramuta in credito presso la Vita.
Bisogna resistere. E guardare avanti.
Sempre.

Francesca

domenica 6 marzo 2011

Attraversamenti



Dedicato al mio grande amico, il Signor G.

Passeggiando sulle sponde di un lago immaginifico ho incontrato una Chimera, un giorno.
Camminava ad occhi bassi e il suo incedere era spento, come se si fosse arresa alla mancanza di Vita in cui la Sua esistenza versava.
Mi avvicinai con garbo.
Era quasi il tramonto, lo ricordo bene.
Sul Suo viso si stagliavano ombre infuocate che correvano via veloci, inseguite dal Tempo che mai torna indietro.
Lei continuò a guardare fissa innanzi a sè: gli occhi rilucevano del medesimo colore del lago e se guardavi a fondo scoprivi una vena di triste commiato nascosta tra un battito di palpebra e l'altro.
"Signora?" - Le domandai nel silenzio quieto.
Ella non distolse lo sguardo nè piegò nemmeno di un palpito la testa.
Ma seppi comunque che mi avrebbe risposto: l'aria intorno per un attimo aveva cessato di mulinare.
"Cosa ci fai qui?" - mi disse con mesta gentilezza.
"Mi sono persa, Signora. Camminavo sulle rive di un lago, ma non era questo, ne sono certa. E poi d'un tratto tutto è scomparso, svanito in una nuvola di vapore. Ho continuato a camminare ma intorno si era fatto buio e ho avvertito dei rami d'albero pungermi la pelle ad ogni passo. Allora mi sono fermata innanzi ad un sasso e mi sono seduta, stringendomi le ginocchia al petto e nascondendo il viso tra le mani, perchè l'oscurità mi mordeva l'anima, come un animale possente, ed io avevo paura. Poi nel silenzio ho udito un frullare d'ali dapprima di lontano, poi via via più vicino. Mi sono fatta coraggio e ho riaperto gli occhi. La foresta era sparita, l'oscurità era sparita e il lago che Voi osservate mi si stagliava innanzi. Dunque mi sono alzata e ho ricominciato a camminare ma non sono sicura, non sono più sicura..."
"Di cosa, bambina?" - Lei domandò.
"Sono morta, mia Signora?".
Non vi fu risposta. Ma Lei allontanò per la prima volta lo sguardo Suo dalle acque increspate del lago, voltò la testa gentile e mi guardò fissa, senza severità.
"No, bambina. E' tutto l'opposto. Sei nata nella tua vera vita."
"E cos'è questo posto?"
"Questo è il Limbo delle anime di passaggio, un momento di Paradiso offerto a coloro che procedono sulla via dell'illuminazione, prima di tornare sulla Terra e continuare la missione che a loro è stata affidata".
"Signora Chimera, allora anche io ho una missione?"
"Ma certo, bambina, tutti voi l'avete. Solo che alcuni riescono a percepirlo ed altri no."
"Perchè siete così buona con me, Signora?"
"Pechè questo è il tuo Destino."
"Non capisco, mia Signora."
"Il tuo Destino è sempre stato quello di credere in me ed io sono stata triste finora perchè non pensavo che saresti mai arrivata fino a qui. Ti aspetto in riva a questo lago dal giorno della tua nascita. Non sapevo nulla di te, che aspetto avessi, con quale voce mi avresti parlato. Sapevo solo che il Grande Signore mi aveva dato il compito di aspettarti. Ed io così ho fatto. Ora sono solo un po' malinconica perchè dovrò lasciare questo posto."
"E dove andrai mia Signora? E dove ti troverò se vorrò cercarti?"
"Andrò dove ci sarà bisogno di me. Tu non hai più bisogno di me. Chimera ormai è il tuo stesso nome, bambina."
Detto ciò si voltò completamente verso di me.
La Sua veste era Luce e Fuoco, il Suo viso un bagliore di Universo.
Mi si accostò adagio e premette forte la Sua mano sulla mia guancia.
E in quel mentre fu come se la Vita ed ogni Suo senso fossero stati trasmessi da Lei a me, fuori dal Tempo, in assenza di qualunque dimensione.
Sorrise. Il Suo era il sorriso più meraviglioso che essere umano possa immaginare: era Calore e Amore, era Redenzione e Promessa, un alito di Bene.
Poi si allontanò adagio, senza fretta.
La vidi scivolare sull'acqua e poi scomparire nell'immensità del cielo, senza rimpianto.
E d'un tratto mi sentii vuota e piena, sola eppure colma dell'Amore delle sfere, un tutt'uno con il creato e con ciò che un giorno sarebbe stato generato.
Ripresi a camminare lungo il lago. Il sole stava tramontando del tutto e il sonno mi stava cogliendo.
Sapevo che presto sarei tornata laddove la mia anima aveva deciso di stare.
Eppure sapevo che avrei avuto nostalgia di Lei, della mia Signora, del Suo lago, di quella lunga paziente attesa che ormai era finita. Ma fu solo un lampo la mia tristezza.
Poichè ormai coincidevo con l'attesa della mia Signora, col Suo nome, col Suo Fato.
Chimera.

venerdì 4 marzo 2011

Double Fun

Vorrei dedicare il post di oggi a questi fantastici musicisti, ironici, divertenti, bravissimi, geniali, eclettici.
Cioè esattamente come dovrebbe essere l'Arte con la A maiuscola (e ahimè non lo è più, almeno nella maggior parte dei casi...).
Quindi spero che voi possiate divertirvi come mi sono divertita io.
Un abbraccio festoso

Francesca


giovedì 3 marzo 2011

FM 3,14


Esistono momenti in cui amerei essere una parabola.
Un essere in grado di ricevere e trasmettere con nitidezza ogni forma di pensiero, ciascuna possibilità intrinseca all'animo umano: una tv satellitare sintonizzata sulle profondità più remote dell'interiorità di ciascuno.
Ma non posso.
Non posso parlare a chi non è in ascolto, nè mi è dato far vedere ciò che ho imparato a chi è cieco o si è convinto di essere tale.
Le mie onde radio sono corte e a volte incomprensibili, pur se armate delle migliori intenzioni.
Ma resisto. E aspetto. Con la porta aperta.
Perchè chi ha ricevuto un dono non può fare a meno di desiderare che tutti riescano - prima o dopo - a godere dello stesso privilegio.
Affrontando la paura e il dolore, affrontando le salite, il sangue, le lacrime. Affrontando i sistemi che si sgretolano e le collisioni tra i pianeti interiori.
La Vita e la Sua pienezza sono esattamente dove dovrebbero essere, per tutti.
Sta a noi, solo a noi, saltare l'abisso e coincidere nel corpo e nell'anima con la Luce del Cosmo e le Sue Verità.

Buonanotte

martedì 1 marzo 2011

Yin e Yang



Quando ci si abitua al male,
il male si abitua a noi.
Si abitua a ronzarci intorno, come una mosca molesta.
E noi – disperati – godiamo del suo ronzare,
perché ci fa sentire meno soli, meno vuoti.
Ma in realtà la mosca è morta.
Noi la vediamo ronzare per tenerci in vita.
Perché se non avessimo neppure quel ronzare,
cosa ci farebbe respirare?
Eppure se rinunciassimo all’idea della mosca e alla sua illusione,
saremmo costretti a guardare oltre
e scopriremmo la Vita.
Quella che ci è sempre sfuggita,
quella di cui abbiamo avuto sempre così paura,
quella che ci sembrava insormontabile,
troppo dura per le nostre fragili spalle.
Ma noi siamo fatti a misura della Vita.
Tutto quello che ci allontana da Essa,
malanni, nevrosi, alcool,
sono solo la mosca che ronza nella nostra testa.
Non è reale anche se per noi lo è.
Allora come si fa a distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è?
Se anche la nostra vista ci inganna, se il nostro cuore ci inganna,
cosa mai sarà capace di farci vedere i veri confini del mondo?
La Luce.
E spesso la Luce la si vede quando intorno è buio, inesorabilmente buio,
come accade con le stelle nel cielo notturno.
Ma bisogna rinunciare anche alla luminosità pur piccola e crudele della mosca.
Bisogna essere davvero niente
per ritrovare il tutto.
Sii vuoto oggi
e domani ti risveglierai pieno.

Francesca

Omaggio alla Lealtà



In un'era in cui è ormai pressochè impossibile trovare rispetto, tolleranza e cuore sincero voglio rendere omaggio ad un caro amico, che prima di essere un grande musicista è una persona davvero speciale.
Il suo nome è Andrea Morricone.
In questo mondo triste fatto di abominevoli clichè, di crudezza spietata, di illeciti affari sono lieta di essere spinta a rendere testimonianza del fatto che un modo diverso di approcciarsi e relazionarsi con le persone sia possibile.
Tra me e Andrea questo è successo.
Quando ci siamo conosciuti nessuno, mai e poi mai avrebbe scommesso su di me, sul mio talento canoro.
In questo mondo esistono troppi "mezzucci" e spesso di giustificazioni facili per "scaricare" qualcuno senza troppi riguardi se ne trovano sempre molte, senza alcuna difficoltà.
Bene, lui - a dispetto di qualsiasi convenienza - ha trovato la forza e il coraggio di investire sulla sottoscritta, affidandomi i suoi brani da interpretare, fatto di cui gli sarò in eterno grata non solo per il valore musicale indiscutibile ma soprattutto per il valore etico della sua scelta nei miei riguardi.
Dunque, grazie Andrea.
Per la tua fiducia, per il tuo coraggio, per la tua volontà di resistere ad un universo musicale sempre più difficile, controverso e macchinoso.
E infine grazie per la tua amicizia, che per me è un valore al di là di qualsiasi polemica, ipocrisia o ingannevole faziosità.
Di fronte ad un legame che è fatto di rispetto e stima non c'è che da rimanere in silenzio e osservare il mondo grati.

Qui sotto potrete ascoltare "I promise", uno dei brani scritti da Andrea e interpretato dalla sottoscritta.
Non sempre le scorciatoie o l'odio hanno la meglio a questo mondo.
Magari fosse anche per una vittoria sola, varrebbe la pena di sacrificare un'intera vita.



Buonanotte a tutti
Francesca