venerdì 11 marzo 2011

Andata senza ritorno




Chissà, probabilmente anche io tra un po' mi deciderò a diventare parte di quella schiera di italiani che traditi dalla propria nazione decidono di varcare le frontiere e tornare nel "Bel Paese" solo per vacanza.
E forse nemmeno.
La Grecia ha un mare spettacolare, costi molto più abbordabili e leggi sulla navigazione dei piccoli natanti di gran lunga più sostenibili.
Certo, in America non avranno il Colosseo.
Ma quante volte all'anno lo vedo il Colosseo?
Abito dall'altra parte della città e per passarci davanti con l'auto dovrei impiegare circa 2 ore di auto.
Certo, non saranno come 10 ore di trasvolata atlantica....
Ma in compenso potrei avere la chance di vivere in un mondo civilizzato, dove il talento è riconosciuto come tale, a prescindere dai tuoi parenti; dove le opportunità non ti sono negate solo perchè non hai "amicizie" altolocate e dove il rispetto per la musica e le arti ha ancora un significato pratico e non solo verbale o di facciata.
Mi sono stufata.
Di dover suonare gratis, di dovermi sentire mancare di rispetto pressochè quotidianamente, di veder scambiata la fama di cui godono i fantocci della De Filippi per reale capacità.
La Verità è altrove.
In fondo il problema è solo questo.
Sono stanca di vivere in una nazione in cui la Verità non ha più una collocazione ma è perennemente in esilio.
Forse è giunta l'ora di auto-esiliarsi per non perdere quello che resta della propria dignità.

Francesca

4 commenti:

  1. Je ne vois personne, je ne vois rien, je n'ai jamais rien vu. Plus j'y réfléchis, moins je vois des choses, et moins je vois des choses, plus elles me font frémir.
    [G. L.]

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  2. Guardando il sorriso che mostri nelle tue foto sembra quasi che non sia tu ad aver scritto questo post. Purtroppo qui in Italia la condizione di soffocamento che senti è vissuta da tante altre persone e molte alla fine decidono di andare via.
    Quindi se si ha la possibilità e il coraggio di partire, convengo con te che sia meglio lasciare questo paese che non fa vivere i suoi figli migliori e di fatto foraggia la feccia.
    L'ideale però sarebbe di non vivere la cosa come una fuga, bensì come un nuovo viaggio che ci può portare a capire meglio noi stessi e il mondo, ad essere più sereni e magari anche a veder riconosciuti il proprio talento e il proprio impegno.

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  3. Ciao Francesca,
    anche se sembra scontato dirlo, "non è tutto oro quello che luccica" e soprattutto ci vuole molto coragio per accettare di trasferirsi volontariamente altrove. L'America per gli italiani è sempre un miraggio, ma forse lo è proprio perchè lontana ed il nostro popolo ha sempre vissuto della materia in cui sono tessuti i sogni. A vent'anni emigrare diventa un'avventura, a trenta le valigie pesano di più, oltre - in un ottica professionale - può diventare un rischio che va calcolato giudiziosamente. Roma è una bellissima città e sei fortunata a viverci, non forse tanto per il Colosseo, ma per Papetto, il miglior pesce della capitale, per l'Obitorio, una fitta di nostalgia nell'ultimo film della Roberts in "Mangia, prega, ama", per le albe a passeggio per piazza Navona o sui luoghi di Fellini. E il ciciarare dei passeri al mattino a Termini, o a villa Borghese e il silenzio del Merisi nella cappella dei Franzesi... Roma evoca la saudade, lo strappo alla dieta, la serata improvvisata, lo scooter a quarant'anni.
    Io non so comparare la civiltà dei popoli. Lo lascio fare ai tuttologi o agli opinionisti che ne hanno il tempo. Ma dall'interno della cultura nordamericana di matrice anglosassone vedo spesso una grande ipocrisia, una grande necessità di mostrare, esibire, coprire. Sarà l'onda lunga dell'etica protestante, per dirla alla Max Weber, sarà un consumismo che divora fino a sè stesso. L'opposto a mio avviso della cultura d'artista.
    Abbi cura di te, Francesca, donati un po' di levità. Ce n'è davvero poca nei tuoi scritti e l'inverno da te dovrebbe essere già passato.

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  4. Caro Michele,
    non ho nessuna intenzione di fuggire.
    Se la mia vita mi offrirà binari alternativi a quelli italiani li seguirò, semplicemente con un po' di rammarico. Ma qualcuno molto prima di me diceva : Nemo propheta in patria.
    Vorrà pur dire qualcosa...
    E non ti preoccupare: il sorriso rimarrà lì dove si trova, pur tra mille avversità.
    Un Abbraccio

    Caro DPB,
    conosco bene Papetto (ci gozzoviglio spesso), così come l'Obitorio, mi sono comprata una moto di recente anche se l'inverno par proprio non voler finire.
    Vorrei potermi donare un po' di levità ma ciò che vedo intorno a me ogni giorno ne concede assai poca. Non sono tempi felici questi.
    Tuttavia ciò che ancora riesco a coltivare è la speranza e il buonumore da essa derivante.
    Come si diceva delle Doufour: non basta ma aiuta!
    Buona serata
    Francesca

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