Dedicato al mio grande amico, il Signor G.
Passeggiando sulle sponde di un lago immaginifico ho incontrato una Chimera, un giorno.
Camminava ad occhi bassi e il suo incedere era spento, come se si fosse arresa alla mancanza di Vita in cui la Sua esistenza versava.
Mi avvicinai con garbo.
Era quasi il tramonto, lo ricordo bene.
Sul Suo viso si stagliavano ombre infuocate che correvano via veloci, inseguite dal Tempo che mai torna indietro.
Lei continuò a guardare fissa innanzi a sè: gli occhi rilucevano del medesimo colore del lago e se guardavi a fondo scoprivi una vena di triste commiato nascosta tra un battito di palpebra e l'altro.
"Signora?" - Le domandai nel silenzio quieto.
Ella non distolse lo sguardo nè piegò nemmeno di un palpito la testa.
Ma seppi comunque che mi avrebbe risposto: l'aria intorno per un attimo aveva cessato di mulinare.
"Cosa ci fai qui?" - mi disse con mesta gentilezza.
"Mi sono persa, Signora. Camminavo sulle rive di un lago, ma non era questo, ne sono certa. E poi d'un tratto tutto è scomparso, svanito in una nuvola di vapore. Ho continuato a camminare ma intorno si era fatto buio e ho avvertito dei rami d'albero pungermi la pelle ad ogni passo. Allora mi sono fermata innanzi ad un sasso e mi sono seduta, stringendomi le ginocchia al petto e nascondendo il viso tra le mani, perchè l'oscurità mi mordeva l'anima, come un animale possente, ed io avevo paura. Poi nel silenzio ho udito un frullare d'ali dapprima di lontano, poi via via più vicino. Mi sono fatta coraggio e ho riaperto gli occhi. La foresta era sparita, l'oscurità era sparita e il lago che Voi osservate mi si stagliava innanzi. Dunque mi sono alzata e ho ricominciato a camminare ma non sono sicura, non sono più sicura..."
"Di cosa, bambina?" - Lei domandò.
"Sono morta, mia Signora?".
Non vi fu risposta. Ma Lei allontanò per la prima volta lo sguardo Suo dalle acque increspate del lago, voltò la testa gentile e mi guardò fissa, senza severità.
"No, bambina. E' tutto l'opposto. Sei nata nella tua vera vita."
"E cos'è questo posto?"
"Questo è il Limbo delle anime di passaggio, un momento di Paradiso offerto a coloro che procedono sulla via dell'illuminazione, prima di tornare sulla Terra e continuare la missione che a loro è stata affidata".
"Signora Chimera, allora anche io ho una missione?"
"Ma certo, bambina, tutti voi l'avete. Solo che alcuni riescono a percepirlo ed altri no."
"Perchè siete così buona con me, Signora?"
"Pechè questo è il tuo Destino."
"Non capisco, mia Signora."
"Il tuo Destino è sempre stato quello di credere in me ed io sono stata triste finora perchè non pensavo che saresti mai arrivata fino a qui. Ti aspetto in riva a questo lago dal giorno della tua nascita. Non sapevo nulla di te, che aspetto avessi, con quale voce mi avresti parlato. Sapevo solo che il Grande Signore mi aveva dato il compito di aspettarti. Ed io così ho fatto. Ora sono solo un po' malinconica perchè dovrò lasciare questo posto."
"E dove andrai mia Signora? E dove ti troverò se vorrò cercarti?"
"Andrò dove ci sarà bisogno di me. Tu non hai più bisogno di me. Chimera ormai è il tuo stesso nome, bambina."
Detto ciò si voltò completamente verso di me.
La Sua veste era Luce e Fuoco, il Suo viso un bagliore di Universo.
Mi si accostò adagio e premette forte la Sua mano sulla mia guancia.
E in quel mentre fu come se la Vita ed ogni Suo senso fossero stati trasmessi da Lei a me, fuori dal Tempo, in assenza di qualunque dimensione.
Sorrise. Il Suo era il sorriso più meraviglioso che essere umano possa immaginare: era Calore e Amore, era Redenzione e Promessa, un alito di Bene.
Poi si allontanò adagio, senza fretta.
La vidi scivolare sull'acqua e poi scomparire nell'immensità del cielo, senza rimpianto.
E d'un tratto mi sentii vuota e piena, sola eppure colma dell'Amore delle sfere, un tutt'uno con il creato e con ciò che un giorno sarebbe stato generato.
Ripresi a camminare lungo il lago. Il sole stava tramontando del tutto e il sonno mi stava cogliendo.
Sapevo che presto sarei tornata laddove la mia anima aveva deciso di stare.
Eppure sapevo che avrei avuto nostalgia di Lei, della mia Signora, del Suo lago, di quella lunga paziente attesa che ormai era finita. Ma fu solo un lampo la mia tristezza.
Poichè ormai coincidevo con l'attesa della mia Signora, col Suo nome, col Suo Fato.
Chimera.