lunedì 31 marzo 2014

Sintassi planckiana



Coloro che hanno l'abitudine di giudicare un libro dalla copertina non comprerebbero mai una Bibbia.
Mi chiedo - tra un pensiero e l'altro - quanti "cattolici" abbiano in casa il loro libro sacro.
E quanti fra essi l'abbiano mai aperto.
Io non sono cattolica.
Non prendo i sacramenti.
Non mi "confesso" per sentirmi libera di meglio giudicare il mio prossimo.
Eppure la Bibbia l'ho letta quasi per intero.
Mi riferisco all'Antico così come al Nuovo Testamento.
La storia di Giobbe è sicuramente una tra le mie preferite.
Ma a mio parere la vera pietra miliare è costituita dall'intero corpus della produzione giovannea.

In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che
esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l'hanno accolta.

Ma queste sono quisquilie e anche pinzillacchere, come direbbe Anacleto.
Oggi Giacomo durante l'ennesimo viaggio in macchina mi ha fatto molto riflettere sulla frase del Cristo presente nel Vangelo di Matteo che recita:  Sono venuto a mettere un figlio contro suo padre, una figlia contro sua madre e la nuora contro la suocera.


Mi chiedo quanti ne avranno capito il vero significato.
Io stessa fino ad oggi non avevo meditato nella giusta ottica su questo concetto in apparenza così semplice e in effetti tanto rivoluzionario da un punto di vista animico.
La biologia ha poca importanza nell'ottica dell'evoluzione spirituale.
Ciò che conta davvero è solo (pare un paradosso in effetti) l'evoluzione in sè.
I nostri legami biologici rivestono in questo mondo un'importanza oltre misura.
Tutta la nostra società alla "Mulino Bianco" gira intorno a concetti simili.
Eppure noi potremmo partorire un figlio migliaia di anni più evoluto di noi o essere sorelle carnali di un'anima eterea e considerarla meno di zero solo perchè veste le sembianze umane di nostro fratello minore (e magari anche un po' sfigatello...).
Le etichette rovinano la nostra capacità di approcciarci ad una visione del mondo quanto più pura, olistica e apolide possibile.
Nel momento in cui diamo un nome ad un oggetto, lo definiamo, in effetti lo confiniamo in una singola realtà percettiva all'interno della quale esso potrà avere solo ed esclusivamente una singola funzione, quando potenzialmente ne avrebbe avute migliaia.
E' più importante dunque la realtà manifesta sotto forma d'onda o di particella per la nostra comprensione della "realtà", dell'universo conosciuto e non conosciuto?
E' più importante il potenziale o la manifestazione tangibile di esso?

Dipende.
E dipende esclusivamente da quello che amate di più, da quello in cui vi riconoscete di più.
Se le tre dimensioni sono il vostro mondo ideale, se non avete altri sogni se non lo stipendio a fine mese, una macchina che consumi poco, un uomo/donna a cui mentire sorridendo per poterci vivere insieme "tranquillamente" finchè morte non vi separi, allora la cinetica manifestazione del mondo reale, della nostra Matrix, è il vostro Paradiso a portata di mano (strana la grammatica a volte: la parola "cinetica" è molto simile a "cinica". Ma non fateci caso: sono elucubrazioni di parte derivate da un'infatuazione del mio orecchio per le assonanze linguistiche...).

Se viceversa il vostro ideale è tutto il resto....
Beh, benvenuti nel mondo del linguaggio infinito!
Dove tutto, ma proprio tutto è possibile.
Basta solo crederci.

In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.



Nathaniel


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