giovedì 11 dicembre 2014

La via del mago



In questi giorni - più che in altri - sto seriamente prendendo coscienza della sfiducia atavica da cui sono sempre stata circondata da che sono al mondo.
Sfiducia a dir poco immeritata ma non immotivata.
Le motivazioni esistono ma sono troppo orribili e vergognose per dar loro ancora voce e spazio.
Solo un lungo, equilibrato silenzio dà alla mia Anima la pace necessaria per accettare, elaborare e andare oltre.

Noi non siamo figli dei nostri genitori.
Siamo figli dell'Universo.
I nostri genitori biologici hanno solo la nostra "custodia", per così dire.
Che se ne rendano conto oppure no.

Una delle uniche persone al mondo incontrata finora che so per certo avere questo genere di consapevolezza è la mia amica Annalisa, a cui va tutto il mio Amore e la mia considerazione.
Nel resto del mondo questa consapevolezza è rara.
Ci si sente padroni e giudici dei propri figli, al punto da arrivare a decretare una sentenza di morte nei loro confronti quando più se ne sente il bisogno.
E la morte arriva sia per mezzo di pugnale che per mezzo di verga.
Sono morti differenti che afferiscono a sfere (l'una fisica e l'altra emotiva) differenti, ma non per questo vantano differenti conseguenze.

Tuttavia sono qui oggi non per incolpare ma per insegnare.
Insegnare che tutte le esperienze che viviamo nella nostra vita terrena hanno una matrice ed uno scopo, che nulla va perduto, che tutto acquista un senso nell'ottica dell'evoluzione del Sè.

Certo, chi si occupa solamente di estratti conto bancari e di acquisti compulsivi nei centri commerciali difficilmente capirà.
Mi risponderà laconicamente che "bisogna fare i conti con la realtà".
Oppure che "i soldi servono".
Oppure - frase che detesto sopra ogni altra - che "il lavoro nobilita l'uomo".

Sì, il lavoro.
Perchè non lo dite ai cinesi clandestini che "lavorano" dalle 12 alle 14 ore al giorno chiusi in una stanza senza finestre per produrre indumenti da vendere a due lire alle multinazionali che poi - grazie al loro "lavoro" - fanno miliardi?

Oggi sembro polemica.
Ma non lo sono.
Metto solo dei punti fermi intorno a me.

Un Maestro - uno vero - è Maestro prima verso se stesso.
E un Maestro autentico - come diceva Castaneda - sa quando deve essere spietato.

La spietatezza non è crudeltà. Lo diventa quando è fine a se stessa.
La Verità spesso è spietata. Ma non è spietata per gioco o divertimento.
Lo è per Amore, che lo si capisca o no.

Un genitore quando sgrida con veemenza un figlio che ha rischiato di mettere una mano sulla bistecchiera bollente non è crudele o spietato, anche se al bambino apparirà così. 
Ma un adulto capirà il motivo per cui il genitore ha agito in quel modo.

Il problema è che finchè si tratta di bistecchiere bollenti, al nostro mondo si può fare ancora differenza tra adulti e bambini.
Quando si tratta di argomenti più delicati, come distinguere l'adulto dal bambino?
Avere 60 anni non significa essere adulti e saggi. 
Significa semplicemente avere capelli bianchi e una schiena dolente.
La saggezza esistenziale non ha età, non la si acquista con "l'anzianità", come i bonus per la pensione integrativa.

La saggezza si conquista con la volontà: se si vuole diventare saggi, se si vuole diventare "vedenti" allora si eserciterà il proprio volere (o l'intento, come soleva dire Castaneda) e si avranno delle possibilità in tal senso.

Se ci si sentirà saggi solo perchè la carta d'identità decreta la nostra età ormai avanzata allora si sarà solo diventati dei vecchi tronfi, presuntuosi, insolenti e bugiardi (perchè chi mente a se stesso mente al mondo intero).

Siate spietati con voi stessi se volete conquistare la vetta.
Non risparmiate sforzi e dolori.
Non trattatevi con i guanti.
E dopo aver fatto ciò conoscerete il vero rispetto che dovete a voi stessi.
E all'Universo intero.
Non il rispetto da "cortigiano".
Ma da saggio.

Che è tutta un'altra storia.

Prana







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