domenica 13 aprile 2014

以心伝心



Esiste un tempo e un luogo per ogni cosa.
Spesso però gli esseri umani si ritrovano ad essere fuori tempo e fuori luogo.
Non perchè lo vogliano ma perchè non sanno come fare altrimenti.
Esiste una storia zen deliziosa che fa capire molto a riguardo:

In un Sutra, Buddha raccontò una parabola. Un uomo che camminava per un campo si imbatté in una tigre. Si mise a correre, tallonato dalla tigre. Giunto a un precipizio, si afferrò alla radice di una vite selvatica e si lasciò penzolare oltre l’orlo. La tigre lo fiutava dall’alto. Tremando, l’uomo guardò giù, dove, in fondo all’abisso, un’altra tigre lo aspettava per divorarlo. Soltanto la vite lo reggeva. Due topi, uno bianco e uno nero, cominciarono a rosicchiare pian piano la vite. L’uomo scorse accanto a sé una bellissima fragola. Afferrandosi alla vite con una mano sola, con l’altra spiccò la fragola. Com’era dolce!

(Per la spiegazione dettagliata della storia cliccate qui: La tigre e la fragola)

Molte volte ho ribadito che il tempo e lo spazio non esistono in sè ma esistono in quanto proiezioni della mente.
Una delle frasi che preferisco del film "Al di là dei sogni" dice: Ciò che è vero per la nostra mente, è vero.

Tragicamente corretto.
Quindi lo spazio e il tempo esistono perchè noi vi crediamo.
Come cortocircuitare un sistema chiuso in apparenza perfetto e inviolabile?
Ragionando tramite il linguaggio dei computer sarebbe necessario un elemento esterno che - una volta entrato nel sistema - ne intaccasse dall'interno l'equilibrio.
In altre parole abbiamo bisogno di un virus.
E nella vita "reale" che sperimentiamo ogni giorno, con cosa coincide il virus?
Col silenzio.
E anche coi paradossi. 
Lo zen (e la fisica) forniscono silenzi e paradossi a profusione.
E non mi riferisco al silenzio che potete sperimentare sulla cima del K2 (anche se di certo aiuterebbe).
Mi riferisco al silenzio della mente.
Quando si è imparato a svuotare la mente dai rifiuti altamente tossici che il mondo esterno vi butta dentro (e che noi di fatto non scegliamo volontariamente) allora vi si possono immettere dei contenuti CONSAPEVOLMENTE ELABORATI che vanno a nutrire e a elevare il nostro pensiero, non il contrario.
Un'altra frase da un film che amo "Mangia, prega, ama": Devi imparare a scegliere i tuoi pensieri allo stesso modo in cui scegli i vestiti ogni giorno.

Quanti di noi scelgono davvero i propri pensieri?
Forse più spesso accade di essere scelti dai pensieri, come se fossero i pensieri ad avere una vita propria e la capacità di sottometterci alla loro volontà.
La "colpa" (se esiste una colpa) non è nostra, almeno non in toto: siamo stati abituati dalla nascita non a pensare ma a "venir pensati" dalla nostra mente.
Siamo schiavi dunque di concetti che non sono nostri perchè non sono nati dalla consapevolezza.

Già sento qualcuno mormorare: "Ma che dici? Io sono perfettamente padrone dei miei pensieri!"
Ah sì?
Bene.
Allora facciamo un banale esperimento.
Chiudi gli occhi e imponi ai tuoi pensieri di cessare ogni attività.
Sei tu che gestisci la mente, giusto?
Quindi dovresti essere in grado di dirle di rimanere ferma per almeno 60 secondi.
Prova.
Prova a chiudere gli occhi e non pensare a nulla per 60 secondi.

Fatto?
Ci sei riuscito?
Scommetto di no.
Questa è la prova provata che non sei tu - ossia la tua coscienza - a gestire la tua mente ma è la tua mente a gestire te.
Ora...
Non c'è niente come un bell'esperimento in presa diretta per imparare qualcosa di concreto su se stessi.
Tuttavia tale esperienza fa sorgere un timore non da poco: se in realtà non riesco a gestire i miei pensieri, chi gestisce la mia vita?
La risposta è semplice: il marketing globale.
Coloro che vendono - schiuma da barba, idee politiche, religioni, diete personalizzate, medicinali, integrazione sociale, ideali filosofici e potrei continuare all'infinito.

Dopo una scoperta così banale e stupefacente la prima reazione di solito è la seguente:
ORA COME FACCIO?

E' semplice.
Si disimpara per reimparare.
Si fa il vuoto per creare spazio da riempire in modo nuovo.
Si buttano via i files obsoleti per creare una memoria quanto più vergine possibile da utilizzare con cura e da proteggere con firewall di sicura efficacia.

Il silenzio della meditazione è un firewall potente.
Ti costringe a renderti conto quanta strada hai ancora da percorrere e in virtù di questa consapevolezza fa aumentare esponenzialmente lo spirito critico positivo verso te stesso e il prossimo.
Lo spirito critico non è la voce della mente che ti fa dire "Il mio collega è proprio un incapace!" oppure "Oggi sono grassa e orrenda!".
Lo spirito critico ti fa dire "Il mio collega ha dei limiti che forse sono anche miei" oppure "Oggi mi rendo conto che la mia autostima non è ben sintonizzata".
Questo accade almeno nelle prime fasi.
In fasi più avanzate lo spirito critico semplicemente tace.
Tace anche il corpo.
Tace la mente.

Ed è lì, proprio lì, in quel momento di totale abbandono al silenzio di sè e dell'Universo intero, che nasce la Karuna.
La Compassione.
Il "Patire con".
Il "Sentire con".
La percezione del Tutto come pura, eterna, immanente Coscienza Universale all'interno di cui ciascuno di noi nuota come una goccia nell'Oceano dell'Esistenza Infinita.

Nathaniel





Nessun commento:

Posta un commento