Pare proprio che il mondo al giorno d'oggi sia divenuto solo un'accozzaglia di doveri: il dovere di studiare, di avere un lavoro, di essere ricco, di essere "visibile", il dovere di essere sposato, di avere dei figli, di dare ai figli casa e denaro, il dovere di essere "sistemato", di essere inquadrato, di essere qualcosa o qualcuno.
In compenso il dovere di "essere" e basta però non lo avverte nessuno.
E così si spreca la vita dietro miserie senza valore. E ci si abbruttisce come bestie dietro doveri imposti dall'esterno, da un mondo sempre più estraneo e ostile alle nostre anime, un mondo che non permette più a nessuno di dire "io mi sento diverso, ho una visione differente delle cose".
Essere diversi significa essere malati, anormali, deformi.
Al punto che persino le persone che dovrebbero amarci (o proclamano di farlo) amano in noi solo quello che potremmo diventare secondo la loro prospettiva e non ciò che noi siamo veramente.
E così finiamo per sopravvivere, finiamo per amare manichini costruiti dall'altrui sporca coscienza e spacciati per nostri, finiamo per annegare in una palude di conformismo, di negazione di tutto ciò che è davvero umano, di piattume (e pattume) sociale vinti dal vizio della nostra viltà.
Io cosa sogno?
Sogno Granburrone.
Orecchie da elfo.
Una lingua antica e benefica.
Magia ristoratrice.
Sogno perché questa è una capacità che NESSUNO potrà mai portarmi via.
E a chi mi giudica "leggera" e infantile lascio volentieri il mondo degli adulti, grigio, uniforme e guerrafondaio, un universo popolato da morti che indicano i pochi superstiti ancora in grado di immaginare una vita migliore e dicono: "Illusi! Non lo sanno che tutti dobbiamo morire? Meglio prima che dopo!".
Bene.
Così è.
I vivi si comportano come tali e ignorano i morti, quando e come possono.
I morti invece pretendono di trasformare i vivi in defunti, perché "più siamo e più abbiamo ragione".
Non ce ne siamo accorti ma l'Apocalisse romeriana è già avvenuta, è intorno a noi, dentro i nostri stessi cuori inariditi e senza più Luce.
Per coloro che ancora non si arrendono al male di Mordor e lottano per costruire una umanità diversa, evoluta, cosciente e magica come un tempo io dico: "Coraggio, coraggio per i nostri amici..."
Tolkien docet.
Nathaniel
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