mercoledì 9 gennaio 2013

La Montagna Sacra



Quando ti ritrovi a dover scegliere - nella vita - se portare innanzi la tua esistenza per te stessa o rispondere ad una chiamata da parte di qualcosa che viene dall'Alto e dedicare quindi il tuo futuro all'Esistenza in senso più ampio, vuol dire che si è arrivati ad un buon punto. 
Io sono arrivata a quel punto.
E vedo il bivio, davanti a me.
Ecco perchè non sono ancora in grado di scegliere.
La scelta - totalmente in armonia con la Verità - si effettua solo quando di strada se ne vede una.
Questo vuol dire, piuttosto che fare UNA scelta, fare LA scelta.
E non bisogna avere fretta, né sentirsi sospinti da alcun tipo di dovere morale o sociale, né condizionati dalle proprie o altrui aspettative, da una "storia" personale che di fatto non esiste più perchè appartiene al passato.
In questo momento ci sono solo io e le due strade innanzi a me.
Il resto non conta.
O almeno, non conta più.
Ho dovuto far morire cento, mille volte il mio cuore per poter arrivare così in alto.
Nessuno mi ha regalato nemmeno 3 centimetri di strada.
E così doveva essere.

Da qui riesco a vedere il fondovalle, persone che corrono per prendere l'autobus, una madre che sgrida sua figlio, due amanti segreti che si nascondono nel folto del bosco, un uomo che porta a spasso il cane, un altro che compra dei calzini, una donna che si specchia provando un nuovo rossetto, due suore in una Smart, una famiglia riunita per il cenone natalizio, una bambina che gattona sulle scale della casa chierese; e poi più su vedo una foresta fitta, un cervo che fa un balzo in un prato e poi corre via, una marmotta nascosta tra i cespugli e due aquile che volano abbracciate. 

C'è una strada che porta fino al rifugio dove mi sono accampata.
Ma non viene mai nessuno fin qui.
Si fa troppa fatica.
Ogni tanto mi arriva una telefonata. 
E quella già mi basta. 
Perchè su altre montagne ci sono persone come me che dormono in rifugi come il mio, da sole.
Al massimo sono in 2. E già ci si sente affollati.

Manca poco, alla cima.
In qualche giornata particolarmente limpida riesco persino a vedere i declivi che si aprono come le braccia di un amante per invitarmi ad ascendere, ancora e ancora.
So che se dovessi lasciare il rifugio non farei più ritorno.
E la vista sulla vallata sottostante andrebbe perduta per sempre.

Per oggi rimango ancora qui, sulla mia balaustra di legno, a spiare muti presagi nel Cielo lontano.
Non c'è fretta.
Non c'è mai stata troppa fretta di partire.
Né di arrivare.

La sola cosa che conta è essere se stessi.

Francesca





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