martedì 2 luglio 2019

Pruriti coscienziali




Essere bloccati a letto con la varicella a 42 anni mentre fuori ci sono 30 gradi è come essere sottoposti ad un test. 
Un test che valuta svariate funzioni: la capacità di sopravvivere al dolore, la capacità di sopportare la vista del proprio corpo straziato e irriconoscibile, la capacità di condividere solo con se stessi lo spazio di una casa per l'intero periodo di risoluzione della malattia.
Come me la sto cavando?
Con alti e bassi, come in tutte le faccende della vita del resto.
Il che non solo va bene, ma risulta anche funzionale allo scopo.
Permette di osservare il fenomeno da tutti gli angoli possibili.
E farsene un'idea approfondita.

Avrei voluto essere sana e andare al mare con la mia famiglia?
Ovvio che sì.
Ma se questa malattia è comparsa una ragione pur ci sarà.
E le ragioni delle malattie che dobbiamo affrontare non sono sempre e solo di natura biologica (Tizio ha infettato Caio) ma anche esperienziale (Caio avrebbe anche potuto non essere infettato da Tizio ma lo è stato).
Di certo al mondo là fuori non può interessare il motivo psichico e animico per cui il mio corpo ha deciso di affrontare questa complicata malattia infantile (la cui definizione dà comunque un chiaro indizio sulla natura della ricerca che dovrò affrontare).
Ciò che può invece interessare il mondo là fuori è sapere che questa correlazione esiste, per tutti.
A mio avviso è un madornale errore liquidare la malattia solo come un processo fisico che quasi non coinvolge la nostra consapevolezza, relegando ai farmaci tutte le responsabilità della nostra guarigione. 
Quasi che il corpo che abitiamo non sia affar nostro.
Il corpo che abitiamo è la casa della nostra anima e tutto ciò che accade al suo interno ci riguarda, riguarda la nostra storia, il nostro passato e il nostro futuro.

Una malattia - pur transitoria e risolvibile - cambia la percezione di noi stessi e del mondo. 
La cambia in peggio o in meglio?
Come al solito dipende da noi, da come la affrontiamo e da quanto siamo disposti a trasformarci, a lasciare andare il vecchio per il nuovo, ad aprirci a nuove consapevolezze.

Una malattia può diventare - come ogni altra esperienza della vita - una benedizione o una maledizione. Può anche esserlo entrambe ma, alla fine, una delle due facce avrà la meglio sull'altra.
E saremo solo noi a decidere quale.

In che modo?
Facendo resistenza o accettando il cambiamento.
Spesso la sofferenza deriva dalla resistenza al cambiamento, non dal cambiamento in sé.

Faccio un esempio banale.
Ieri sera verso le 11 ho avuto la mia solita crisi di prurito: non avendo mai fatto la varicella non ne conoscevo il decorso ma ho scoperto che il prurito arriva ad "ondate", dato che proprio ad ondate si materializzano i simpatici puntini che caratterizzano questa malattia.
L'istinto è stato quello di grattare ovviamente, di "resistere" al prurito. Anche se è molto rischioso come istinto, perché determina spesso l'insorgere di cicatrici.
Tuttavia non ho resistito e ho iniziato a grattarmi, anche se con molta cautela, dolcemente, quasi stessi "massaggiando" la parte interessata dal prurito.
Risultato?
Il prurito non ha fatto che aumentare.
Ad un certo punto ho pensato: "Ok, questa strategia non funziona. Adesso smetto e accolgo il prurito."
E sapete cosa è accaduto?
Per i primi 30 secondi il prurito è sembrato insopportabile ma man mano che restavo immobile e mi sforzavo di non reagire il prurito si attenuava. E si è attenuato fino a scomparire.
E alla fine mi sono addormentata.

E' successo sempre di avere così fortuna e vita facile da quando mi è comparsa la malattia?
No. E' stata la prima volta. E magari non ricapiterà di nuovo.
Ma ciò che importa è che sia successo. 
Perché ora so che è possibile vincere il prurito solo smettendo di resistergli.

Allora mi chiedo: e se fosse così anche per il resto della mia vita?
Per il resto della vita di chiunque?
Che il segreto per cambiare le cose non stia nel combattere ma nell'accettare?
Allora capiremmo perché il nostro mondo - così incentrato sulla lotta - va così male.
Allora capiremmo in modo profondo anche il significato di "porgere l'altra guancia", che non ha affatto contenuti  di pietoso buonismo ma anzi, contiene un messaggio di straordinario vigore.
"Porgi l'altra guancia" non rispetta chi ha colpito più di colui che è stato colpito.
Tutela la vittima dal divenire vittima nuovamente.
Perché chi vuole colpire cerca resistenza e davanti alla non resistenza non colpisce.
La sfida è il motore dell'aggressore. 
Se togli la sfida, l'aggressore non può essere più definito tale.
"Porgi l'altra guancia" disinnesca la sfida.
E manda a casa i concorrenti.

A continuare a percorrere la strada più idonea alla propria evoluzione.

Forse questa non è la soluzione definitiva ai mie problemi, o ai problemi di tutti.
Ma se devo far valere la lezione della varicella, allora quando la vecchia strategia smette di funzionare, forse è conveniente cercarne una nuova, piuttosto che ottenere sempre gli stessi pruriginosi risultati.
Come diceva un saggio, "solo gli stupidi non cambiano mai opinione".


Nathaniel



1 commento:

  1. It would not have said it any diffrent. Good looking out
    I dont know if I see where you are comming from, but do indeed elaborate a little more. Thanks
    Sarah Berger

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