Uno strano senso di vuoto aleggia per casa questo pomeriggio.
Forse sarà colpa dei decimi di febbre, della pioggia novembrina o del violino che - mio malgrado - rimane muto sulla sedia, ritto come un soldato di fiabesca memoria.
Le voci del mondo sono lontane: loro non raggiungono me ed io non ne vado alla ricerca, lasciandole quietare lungo la strada che separa il loro universo dal mio.
I pensieri restano immobili, come lucertole distese al sole ad asciugare gli acciacchi della notte.
E dov'è la mia notte se non in questa lunga assenza che divide il mattino dalla sera?
Dov'è il suono della campana che stride al vento e cicaleccia invadente pur di rompere l'obsoleto silenzio che le ruota intorno?
Le mie mani han rughe vecchie e nuove a rammentare quanti ricordi hanno abbracciato e lasciato andare.
Tutta una vita d'abbracci e d'abbandoni.
Che la Ruota possa fermarsi almeno questa volta è la mia unica preghiera.
Nathaniel
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