Davvero sconfortante rendersi conto a qual punto di massimo degrado si sia spinta la nostra società, che di civile ormai ha davvero poco.
Sabato pomeriggio, ore 13.30, via Boccea, Roma.
Un tizio su una moto ad un incrocio EVITA di darmi la precedenza.
Io di certo non metto a repentaglio la sua vita ma gli faccio semplicemente capire che la sua è un'infrazione.
Risultato?
Il tizio - sociopatico direte voi, anche se a me è parso un comune cittadino italo-romano - mi insegue, affianca la mia auto, dà un calcio alla portiera. Quando la coda costringe la mia macchina ad arrestarsi si avvicina al finestrino urlando ogni tipo di insulti e minacce.
Io abbasso il vetro e con molta pacatezza mi limito a dire : "Mi scusi, ma a quell'incrocio, chi ha la precedenza?"
L'uomo, strozzato dalla propria incapacità di linguaggio e dal torto evidente, insiste con gli insulti (che riguardano me, mia madre, il mio aspetto, persino i miei occhiali!) e si fa via via più minaccioso anche fisicamente.
Avvicinandosi sempre più al finestrino pone il braccio destro nel classico atteggiamento di chi vuol "menare le mani" e urla: "Brutta p....., ti faccio cadere tutti i denti!".
Io quietamente rispondo: "Bene, poi andiamo dai Carabinieri e vediamo che succede."
L'uomo pare spiazzato. Continua a vomitare improperi ma inizia ad arretrare, probabilmente sorpreso dalla mia calma e compostezza, dal mio non retrocedere spaventata di fronte alla sua barbarica "mascolinità".
Infine accellera e mentre la moto parte si volta per regalarmi il suo sputo benedetto che per fortuna, invece di colpire me, si accascia sulla portiera della macchina.
Le auto dietro clacsonavano irriverenti. Quindi, nonostante l'evidente stato di shock in cui mi trovavo, mi sono spostata poco più avanti e mi sono fermata in uno spazio libero per lasciare la strada sgombra.
Le gambe mi tremavano e le lacrime cominciavano a salirmi agli occhi.
Ma non ho pianto, no: questa soddisfazione non se la meritava.
Non intendo soffermarmi troppo sull'episodio che si commenta da sè.
Vorrei spendere però due parole su tutte le persone che - mentre il malintenzionato mi aggrediva in piena luce - si "godevano" lo spettacolo senza intervenire, pur vedendo minacciata chiaramente l'incolumità di una donna.
VERGOGNA!
In effetti non sono molte parole. Solo una. Ma è più che sufficiente.
Tutto sommato penso che mi sia andata bene.
Perchè sono rimasta calma. Perchè ho risposto pur senza provocare.
Ma ho rischiato la famosa "papagna" sul muso. L'ho avvertito chiaramente.
Non so bene come spiegarlo: probabilmente l'animale uomo che è dentro di noi percepisce in modo efficace il pericolo che gli sta innanzi e lo sa anche quantificare in un infinitesimale lasso di tempo.
Se mi avesse picchiato sarei potuta svenire o riportare danni seri. Era comunque un uomo di 40 anni ben piazzato, alto un metro e 85, e il suo braccio mi avrebbe colpito in pieno viso dall'alto verso il basso, posizione che avrebbe "agevolato" il verificarsi di danni ingenti.
Chissà, forse se mi avesse spaccato la faccia i VERGOGNOSI passanti avrebbero pure portato una foto ricordo a casa, oltre alla sporta della spesa.
VERGOGNA!
Francesca