lunedì 30 maggio 2011

Solus ad solam


Non vi capita mai di trovarvi per caso una sera fra tante a tirare le somme della vostra vita?
E volgendo lo sguardo indietro accorgervi di quanta strada abbiate fatto, di quanta avreste voluto farne in più o in meno ma che comunque sia andata, ora siete qui e nonostante tutto siete felici di esserci?
Ebbene, per me questa è una di quelle serate.
Non fraintendetemi. Questa non è di certo l'apologia del "tempo perduto".
Direi piuttosto il contrario.
Se ripenso alla mia vita anche solo di 10 anni fa... brrrr!
Un brivido ghiacciato mi percorre rapido la spina dorsale, drizzandomi tutti i peli del corpo, nessuno escluso.
Già. Perchè in fondo credo che la gioventù - e l'avventatezza che porta con sè - sia grandemente sopravvalutata.
Certo, qualcuno potrebbe dirmi che sostengo questo a seguito di una giovinezza scandalosamente rovinosa.
E in fondo non saprei come dargli torto.
A una simile affermazione però mi verrebbe spontaneo controbattere come segue: se la giovinezza rovinosa è in grado di farti apprezzare una serena maturità, sarà stata poi una vera sfortuna? O piuttosto un terreno fertile in cui far crescere radici profonde e salde, in grado di cercare l'acqua senza fermarsi mai?
La sicurezza nelle proprie opinioni di adulti e in una solida visione di insieme non vale forse mille serate adolescenziali ben riuscite? 
Il mio giudizio in merito è sicuramente fazioso. Ma non me la sentirei mai scambiare l'attuale serenità  con una qualsiasi giornata confusa e annaspante del 1997, così come non metterei mai all'asta la consapevolezza profonda in cambio di una qualche prodigiosa carriera o abbacinante posizione economico-sociale.
Farò certamente parte di una razza in via d'estinzione e la solenne derisione altrui è ciò che nella più rosea delle previsioni mi aspetta da parte del mondo esterno.
Ma a dire il vero per me l'opinione delle masse non ha poi così tanta importanza.
La massa è quasi emanazione fisica diretta di un istinto animalesco in cui il cervello del serpente prevale su qualsiasi altro elemento, dalla capacità di raziocinio alla grammatica del sentimento. 
Ed un simile accrocco di elementi non godrà mai da parte mia di troppa stima e di conseguenza di una sufficiente considerazione per crearmi dei problemi.
Avere un'opinione diversa dal coro: a questo mi ha in qualche modo "allenata" la mia giovinezza. E di ciò le sono grata.
Quindi infine questa serata che era partita un po' in sordina e con un vago accento melo-malinconico sta dipanandosi quasi con facilità.
La conoscenza è fonte di saggezza e di perpetua curiosità intellettuale. E' una strada in leggera pendenza, con parecchie panchine, molti pensieri e pochissimi compagni di viaggio.
Ma alla mia età "veneranda" posso davvero constatare come il detto "pochi ma buoni" sia sempre più veritiero. Quasi infallibile.
Quindi dedico questo post ai miei "pochi ma buoni" sperando che anche voi stasera facciate lo stesso con i vostri.
Ne vale davvero la pena.

"Colui che vuole comprendere per conoscere, alla fine,               
si rende conto che non deve seguire le mie orme, 
bensì lasciare le sue spostandosi all'interno delle mie, 
perchè è dentro che troverà se stesso, 
perchè è dentro che si trova la gioia perduta,
perchè è sempre dentro che si trova
la porta verso l'esterno dei mondi,
l'esterno che è il vero interno.
Così la gioia non sorride a colui che raccoglie le mie parole,
bensì a colui che si sposta all'interno."

Vangelo di Maria Maddalena

Francesca
 

domenica 29 maggio 2011

La pulce magica




Post calcistico.
Qualcuno dei miei lettori sarà sorpreso immagino.
Non vi stupite troppo. Sono una sostenitrice della meritocrazia a tutto tondo, sport compreso.
E quando si è dei fuoriclasse, il mondo deve semplicemente avere il coraggio di ammetterlo, senza se e senza ma.
Ammiro da sempre il Barcellona, ammiro il suo gioco audace, la sua straordinaria abilità nel tenere palla, nel far "girare" a vuoto l'avversario e renderlo innocuo spezzandogli il fiato e le reni; e ammiro Messi anche detto "la Pulce", il giocatore simbolo di quella squadra, dal talento di tigre e col cuore di un leone.
Lo ammiro un po' perchè è un campione schivo, che non ama i riflettori ma solo fare il suo mestiere e questo al giorno d'oggi è davvero encomiabile, nel suo come nel nostro mondo.
Ma soprattutto perchè è un uomo che ha saputo fare del suo limite (la bassa statura) il suo miglior pregio diventando per ciò la dimostrazione vivente che non solo "nella botte piccola sta il vino buono" ma soprattutto che se davvero desideri raggiungere un traguardo non esiste ostacolo che possa impedire la tua ascesa.
Sia tu nato vikingo oppure hobbit.
Ebbene sì, tiro l'acqua al mio mulino! 
In fondo questo è il mio blog: se mi sfracellassi le ginocchia a martellate sarei davvero da manicomio, non vi pare?

Congratulations Barsa!
Francesca

giovedì 26 maggio 2011

Paradiso ritrovato



Ieri sono stata all'Ikea.
In tutta sincerità qualcuno sa dirmi se esiste nulla di meglio di una visita all'Ikea per vincere la noia o combattere la depressione?
Appena le porte automatiche si spalancano davanti agli occhi avverti immediatamente l'aroma del caffè e il rumore di tazzine che giungono prepotenti dal bar del piano superiore. Ed è una gioia salire quella scala mobile inebriati  dall'inconfondibile profumo di legno che ti avvolge non appena metti il piede all'interno del magico recinto!
Poi, dopo aver gustato caffè e cornetto su tavolini e sedioline rosse che sembrano direttamente usciti dalla scenografia di Pufflandia, inizia la vera gita: un sinuoso percorso che si snoda tra soggiorni e cucine, studioli e camere da letto coadiuvato dall'amichevole freccia gialla che con occhio birichino e mano esperta conduce il visitatore ammaliato e un po' stordito attraverso un mondo casalingo  ricreato con  genio e fantasia. Ammettetelo, l'Ikea è l'unico posto sulla terra dove avrete la possibilità di confondere un appartamento di 35 mq con il castello di Neuschwanstein!!!
Alla fine del reparto espositivo si scendono 2 rampe di scale e ci si ritrova nel "Paradiso dell'accrocco".
Quante volte vi siete ritrovati alla cassa con il carrello pieno di oggetti che mai, mai nella vita avreste pensato di acquistare? 
Ma alle volte capita anche di peggio. E mentre i vostri acquisti scorrono sul nastro sotto le sapienti mani della cassiera dai movimenti felini vi fermate ad osservare e tra voi dite: ma l'ho davvero comprato io quello?
Dissociazione da shopping compulsivo.
Sì, l'avete comprato proprio voi! E mentre riprendete l'oggetto in mano per riporlo nella gigantesca busta di carta con tanto di logo inciso sul davanti vi ritorna subito alla mente l'espositore da cui l'avete scippato, rapidi come furetti per non farvi sorprendere dal senso di colpa; rivivete per un attimo quel balenìo interno che vi ha reso impossibile pensare di continuare a vivere senza impadronirvi di quel dato oggetto e improvvisamente una sensazione di felicità vi invade, la sensazione di possedere qualcosa di totalmente, incommensurabilmente inutile ma che in quel dato giorno vi ha restituito un guizzo di infanzia, un eccitamento antico di cui nulla più ricordavate.
E tornate alla macchina leggeri nell'animo e nel portafoglio, perchè in fondo essere adulti cos'è se non poter soddisfare i capricci del  bambino che è riposto nell'anima di tutti in noi senza dover subire il rimbrotto  dei "grandi" che ci rimproverano per i nostri incoreggibili vizi?

Francesca

martedì 24 maggio 2011

Νίκη


Gli amici ci salvano.
Ed in taluna misura siamo noi a salvare loro.
Ma perchè ciascuno ha tanto bisogno di trovare salvezza, quasi fossimo tutti dei piccoli natanti dispersi in mare?
Non siamo sufficientemente ancorati a moli saldi in grado di impedire alla corrente di portarci via con sè e sballottarci a suo piacimento?
Mi duole constatare come no, non sia affatto così.
E questo perchè molto probabilmente cerchiamo porti sempre più vasti e lussuosi in cui porre al riparo la nostra barca, senza ravvisare però che è proprio NELLA nostra barca che noi viviamo, non fuori da essa.
Non sarebbe quindi preferibile preoccuparci di rendere il nostro ponte di comando più efficiente, la nostra cabina più confortevole, il nostro bagno più lussuoso?
Che importa infine se la bitta a cui abbiamo legato la cima sia fatta d'oro purissimo o di semplice ferro.
L'importante è che resista, che sia solida a sufficienza.
Perchè è all'interno della barca, è dentro l'anima che ognuno di noi è autenticamente se stesso e vive la propria vita. 
E ha poi importanza di che colore sia la carena? Il fatto primario è che sia solida, che riesca a far rimanere a galla l'imbarcazione pure dopo vari urti contro scogli e secche mentre siamo in navigazione nel mare aperto. 
E quale gioia più grande esiste del farsi trascinare dalla corrente di tanto in tanto nel bel mezzo dell'oceano, senza àncora e con il radar spento, giusto per vedere in quale direzione il vento ci spingerà?
Privilegio concesso a barche robuste e capitani coraggiosamente sicuri di sè e del proprio mezzo.
Quindi, buona navigazione a tutti!
E che Poseidone sia con voi.

Francesca

Piccole donne crescono



Bene.
Stasera ho raggiunto uno dei miei obiettivi a breve termine: sono riuscita a preparare la famosa Boeuf Bourguignon con la ricetta di Julia Child.
Lo so, lo so, agli intellettuali del cyberspazio sembrerà una bestemmia.
Eppure non lo è.
Cena con amica, chiacchiera e film. E quale film se non proprio "Julie & Julia" a coronare la serata?
Che dici, Virginia? La prossima volta ci mettiamo pure una ripassata di Shakespeare?
Mi sa che a breve saremo costrette a tanto!
A me invece domattina toccherà una sessione urgente di pilates per smaltire i muffins con Roquerfort e noci, lo stufato e il cheesecake con fragole e banane. 
Ah, certo che se avessi un ristorante farei felici molti mortali!
Ma così è quasi meglio: posso decidere solo io chi fare felice...
Non vi pare strepitosamente democratico???
Bonne nuit à tout le monde.

Francesca

domenica 22 maggio 2011

Déjeuner du matin




Vi capita mai di alzarvi la mattina dal letto e ancor prima di aver bevuto il caffè avere una gran voglia di ritornare sotto le coperte? Basta una rapida occhiata allo specchio, un riassunto veloce della giornata precedente ed eccola lì....          
La depressione cosmica!
Ma forse è solo mancanza di caffeina. Qualcuno dovrebbe inventare una macchinetta che appena apri gli occhi in totale autonomia produce la miracolosa bevanda e te la porta a letto servendosi di uno uno strano meccanismo di molle ed ingranaggi, accompagnata da cornetto, parole gentili preregistrate dalle voci di grandi attori del tipo "Ma come siamo belle stamattina!" ed un paio di scarpe nuove, ancora chiuse nella loro scatola a scelta tra Manolo Blahnik, Jimmy Choo o Prima Donna (se il vostro è un robot tirchio ma sempre di buon gusto).
Sfortunatamente gli scienziati preferiscono inventare bombe.
Ehy, signor Eta Beta? Ci sei????
Guarda che il mio è un buon suggerimento...
Ci faresti un sacco di soldi.
Tutte le donne del mondo ne vorrebbero uno!
Ah, gli uomini.... Nemmeno se li paghi riesci a cavarci nulla di buono....
Malheureusement.

Francesca

lunedì 16 maggio 2011

domenica 15 maggio 2011

Promenade au bord du reve

IVAN IVANOVIC SISKIN
"Soltanto gli imbecilli si offendono per la Verità."
Turgenev - Nido di nobili


Leggere i russi significa ammalarsi.
E' inutile appressarsi a simile letteratura se non si ha intenzione di farsi contagiare da quel morbo, se non si ha il coraggio di lasciarsi trascinare dalla malinconia e dalla tristezza come un sasso inerme da un fiume in piena.
I russi rappresentano la vita, quella vera, senza veli, senza reticenze: non si può fingere innanzi a tanta pienezza.
Turgenev non fa eccezione. Anzi. E' l'anima stessa della Russia che parla tramite i suoi scritti.
La prosa asciutta eppur coinvolgente, la sapiente resa dei personaggi tramite un tratteggio deciso e sempre umano, la sottile feroce crudezza dell'esistenza che rende a ciascuno il proprio destino sono solo alcuni dei motivi per cui non posso che dichiararmi perdutamente, mestamente avvinta dai segreti dell'arte di Turgenev.
Tra le sue pagine non è dato trovare alcun baluginìo di speranza attiva. Eppure la si avverte comunque, nel riscatto del sè dei protagonisti, nel compimento dei propri doveri per alcuni, nel tragico sfaldamento esistenziale per altri.
Il fato traccia sul sentiero una linea di demarcazione netta: oltrepassata tale linea ciascuno deve decidere se dare una svolta alla propria vita oppure continuare a percorrere la strada nella medesima direzione da cui proviene.
"Ci sono dei momenti nella vita, dei sentimenti... che si possono soltanto indicare - per poi passare oltre."
In questo sta la nobiltà: non nell'essere scevro da dolori e sofferenze, ma nel nostro modo di reagire ad esse.
Non leggete "Nido di nobili" se avete molti scheletri nell'armadio e non avete intenzione di portarli alla luce.
Turgenev è solo per cuori coraggiosi.

Francesca

sabato 14 maggio 2011

Frigidarium

La mala sorte è come l'acqua fredda.
E' preferibile abituarcisi poco alla volta.

Francesca

To be or to criticize?



Certo che le persone a criticare fanno sempre in fretta.
A me, invece, piace agire più che osservare gli altri e trovare eventuali vizi in ciò che fanno e in come lo fanno.
Così continuo a fornire materiale in abbondanza su cui criticare.
A ciascuno il suo.

Francesca

martedì 10 maggio 2011

Spiando il futuro



"Bada soltanto che la collera non ti porti fuori strada. Ha fatto accuse terribili - ma tu, nobile come sei, non rispondere con ira: ammaina le vele e procedi solo coi fiocchi; poi a poco a poco stringi finchè potrai godere di una brezza dolce e robusta."

Aristofane - Le rane


Stasera dormo serena. Me lo sono proprio guadagnato. 
Tra ciondoli, copioni e bombe alla crema.
Quindi via! A leggere Dickens.....
E buonanotte a tutti.

Francesca

Telefono....Casa!





Eccoci qui.
A fare i conti con la "febbre letteraria" che ciclicamente coglie alla sprovvista e lascia una sensazione d'incolmata ed incolmabile sete di sapere, di qualunque sapere.
Di conseguenza a ciò, dopo aver cogitato e spulciato cataloghi virtuali e non, ho stilato una nuova lista di libri da leggere, tenendo conto anche dei suggerimenti che mi sono arrivati dai lettori di questo blog.
Ecco la sintesi di tanta riflessione esposta per aree geografiche (o temporali) di appartenenza:


1. Antichità:                                     a. Procopio: Carte segrete
                                                        b. Aristofane: Le rane


2. Francia:                                       a. Diderot: La monaca
                                                        b. Maupassant: Forte come la morte

3. Russia:                                         a. Turgenev: Nido di nobili
                                                         b. Sologub: Il demone meschino

4. Area Anglo-Americana :               a. Dickens: Tempi difficili
                                                         b. Peacock: L'abbazia

5. Italia:                                            a. Boccaccio: Decameron
                                                        b. De Roberto: L'illusione

6. Area germanico-scandinava:        a. Strindberg: L'abbazia
                                                         b. Grillparzer: Medea


7. Suggerimenti:                               a. Qui Xiaolong: La misteriosa morte
                                                             della compagna Guan
                                                         b. Sarah Dinant: Le notti al Santa Caterina




Ieri sono andata alla Feltrinelli per cercare i titoli prescelti e mi sono accorta, con grandissimo dolore, che autori del calibro di Heine, Grillparzer, Kleist, Strindberg nemmeno erano presenti negli scaffali della libreria, mentre invece mi sono piccata di osservare come non manchino biografie di tennisti bene in vista sul bancone della cassa o breviari filosofici di sedicenti registi a poco prezzo.
I commessi sono laconici e in modo apertamente seccato fanno emergere non solo il loro bieco disinteresse nei confronti dei libri che vendono ma anche la loro crassa  ignoranza a riguardo: alla domanda "Dove posso trovare i testi di Renè Guenon?" la signora seduta davanti al terminale mi ha guardato con un'aria interrogativa quasi le stessi domandando di spiegarmi il teorema di Einstein sulla scissione dell'atomo.
Ovvio, non posso pretendere che un venditore sia un finissimo conoscitore della materia, soprattutto al giorno d'oggi in cui le librerie non sono più di "proprietà" ma fanno parte di catene industriali totalmente disumanizzate al pari di un fastfood o di un supermercato. Ma ciò che non accetto - in quanto amante della letteratura e quasi adoratrice dell'oggetto "libro" in sè - è  la marcata manifesta disaffezione che sfocia quasi in disprezzo, deprecabile se non altro perchè denuncia una totale mancanza di deontologia professionale.
Ma si sa. Io vivo fuori dal mondo. Le mie regole, le regole che fanno parte del mio vissuto e della mia esperienza e secondo cui tento di dirigere la mia vita, non sono più quelle della comunità (o non lo sono mai state?).
E talvolta si deve coesistere con l'amara sensazione di essere alieni che camminano in un pianeta straniero, dove le regole del vivere quotidiano sono totalmente sovvertite rispetto ai propri parametri.
Non voglio giudicare chi abbia ragione o torto. Chi giudica lo fa perchè ancora sente di appartenere ad una società di cui tenta disperatamente di capire le regole e i valori e in qualche modo influenzarne il corso.
Questo sentimento è ormai lungi da me. Sono aliena in terra straniera e mi muovo con cautela; non comprendo e non mi faccio comprendere perchè il linguaggio a cui sono usa non è il medesimo degli "autoctoni" che si dirigono innanzi con disinvoltura su questo pianeta; sono fraintesa e fraintendo intenzioni ed osservazioni; la mia buona fede non è vissuta come tale ma scambiata da alcuni come frode, da altri come vezzo, da altri ancora come sudditanza; la mia esperienza non viene percepita nè tenuta in considerazione perchè io parlo al cuore  per mezzo del cuore e chi ascolta lo fa dalle orecchie per mezzo di non so cosa.
Talvolta mi sento impaurita e travolta dalla folla e vorrei solo sgusciare in un angolo riparato e lì restare, in silenzio, in compagnia di pensieri che carezzano e consolano me e coloro che ancora sono in grado di amare.
Ma poi a scapito di tutto trovo il coraggio di incrociare di nuovo la folla e di amarla pur nella sua diversità perchè so che - presto o tardi - ricapiterò sull'astronave che mi riporterà a casa. 
Ovunque "casa" sia.....

Francesca


lunedì 9 maggio 2011

Sbagliando.... s'impara?????



A volte ci si arrabbia con la vita perchè pare deludere o ferire. 
La maggior parte del tempo però bisognerebbe arrabbiarsi con se stessi, perchè si è stati ciechi, si è ignorato l'istinto, ci si è fatti "massaggiare" l'ego e si è data poca importanza a fatti che invece - di importanza - ne hanno eccome!
Come scrive un mio caro amico indiano: "Il tuo miglior insegnante è il tuo ultimo sbaglio".
A buon intenditor....
Spero che quello fatto in questi tempi sia stato davvero l'ultimo sbaglio.
Altrimenti la prossima volta invece di piangere mi darò delle sane martellate sulla capoccia da sola!!!!

Francesca

domenica 8 maggio 2011

Tu quoque Brute?



Quando il mondo ti provoca è indispensabile rimanere immobili.
Ma si sa... Non c'è cosa più difficile per la nostra natura umana che fermarsi quando tutto intorno ruota vorticosamente.
Non c'è nulla di peggio che evitare di rispondere alle provocazioni, che "abbassare" i toni di una polemica, che togliere le polveri dal fuoco. 
L'esperienza suggerisce: "Togliti dalla traiettoria!" e il cuore "Prendi quello scudo a terra e la spada dalla rastrelliera e combatti!".
Dove starà la verità? Il saggio per quale scelta opterebbe? 
Anni fa mi sarei fatta sedurre dalla tentazione e avrei agito, abboccando al celeberrimo velenoso amo.
Ora no. Ora combatto contro me stessa perchè so che la sapienza sta nel discernimento, nella pazienza, nella mancata offesa di un prossimo che tenta disperatamente di farsi attaccare per motivi che spesso sono solamente suoi.
Bisogna attendere. Recuperare l'equilibrio che il mondo e la sua vertigine sono ben al di là dal comprendere.
Non è presunzione, solo un dato di fatto.
La maggior parte degli abitanti di questo pianeta sono come statue cave di terracotta riempite solo del proprio mastodontico ego. E chi "profuma" di diversità diviene immediatamente un bersaglio facile, esposto, sacrificabile.
Spesso però simili bersagli non si rompono nemmeno se calpestati da interi eserciti perchè la loro essenza è vera, stolida, autentica. 
Tuttavia ne escono ammaccati perchè questo è nella natura delle cose.
Quando si arriva a capire che la battaglia è inutile perchè i giocatori si sfidano a livelli diversi ci si accorge che la sfida è in sè una tautologia: chi è più in alto lo resterà pur calpestato, chi è sito più in basso tale rimarrà pur avendo calpestato.
L'Equilibrio è la fonte della vita e della sapienza.
Quindi no, questa volta proprio non mi muoverò.
Cui prodest?

Francesca

sabato 7 maggio 2011

Sympatheia



Come si spiega il dolore?
L'aberrante lacerazione di un attimo che se lo guardi da più vicino è già passato?
Come arrivare a costruire una frase che riesca a rendere l'abbandono una forma poetica comprensibile a livello universale?
Non si può.
E non si può per il fatto che ognuno di noi è complice del proprio dolore, sordamente e stolidamente.
Lo proteggiamo giustificandolo, ne osserviamo i parametri vitali come si farebbe con un malato in coma ormai da anni, ne conserviamo l'aroma dentro un barattolo con l'etichetta in bella vista.
E ci sentiamo colpevoli di questo. E per sbarazzarci del senso di colpa trafughiamo la Verità, la seppelliamo in un'isola senza nome sperduta nel mare della memoria confezionando una mappa astrusa, incomprensibile da conservare negli armadi dell'Io cosciente, pronti a rinnegare la nostra stessa scrittura.
Chi siamo noi per fermarci a capire? Con quale diritto lo facciamo e scaviamo alla ricerca del tesoro perduto, spesso senza mai trovare il segno X perchè non vogliamo allontanarci troppo da casa?
Ho sognato l'Amore, una notte di tanti anni fa. L'Amore che si allontanava sopra una collina, avvolto in uno smoking impeccabile mentre mi salutava con il suo sorriso fanciullesco e le sue mani giovani.
Non ho dimenticato il Suo viso nè il Suo odore.
Aveva il profumo di un bocciolo di rosa e di torta che lievita in forno. 
E sapeva di fette di pane mangiate in riva al mare, di calore donato senza inganni, senza aspettative.
Era solo puro Amore, che non chiede e si dà per intero.
Sono stata contaminata da quell'Amore. E in qualche modo Esso mi appartiene ed io Gli appertengo.
Come si può dimenticare la Verità dopo che Essa ti ha sussurrato dolcemente all'orecchio nella notte il Suo Verbo?

Francesca

venerdì 6 maggio 2011

Ziqqurat cosmogonica


DEDICATO A VIRGINIA

Vivere per troppo tempo fuori di sè può avere gravi ripercussioni sul proprio sentire.
Si perde il contatto con la propria natura, con ciò che è indispensabile alla nostra sopravvivenza morale e cognitiva. 
Si attivano via via processi che dal puro sublime microcosmo si perdono in una rete infinita di sinapsi incontrollabili, di cui spesso nulla sappiamo.
E si cominciano a schivare gli amici in favore di un falso sè a cui dobbiamo rendere conto tramite la nostra corrosa vanità. Si aprono voragini per nascondere le fragilità comuni alla natura umana. Ci si nasconde dietro ai paraventi per lasciare almeno un velo tra il mondo e la propria nudità offerta e talvolta profanata.
Sono sempre stata tacciata di poca concretezza, di mancato pragmatismo.
Mi sono consumata negli anni per il senso di colpa di tale mancanza quando ad oggi posso assicurare di aver compreso come essa sia solo un vantaggio per chi cerca la Verità. 
E' una ricerca che certamente porta dolore, stasi di tanto in tanto e contemplazione del vuoto.
Ma quando se ne assaporano i frutti non ci sono parole umane bastevoli a descrivere la pura bellezza che si espande dal proprio essere verso l'infinito.
Non è esaltazione nè misticismo. Solo inevitabilità.
Chi ha fatto esperienza di ciò sa bene di cosa parlo.
Per sentirsi a contatto col divino non è necessario guardare fuori di sè.
Basta fermarsi, abbracciare il Cosmo e da Esso farsi abbracciare con delirante abbandono.
E in quel preciso istante si avrà coscienza che tutto, proprio tutto, andrà per il meglio poichè il Tempo non esiste, non è materia liquida nè illusione consolatoria.
Il Tempo siamo noi.

Francesca

giovedì 5 maggio 2011

Sognando s'impara


Dedicato a tutti coloro che, nonostante tutto, sono dei grandi, inguaribili sognatori.
Non smettete mai di coltivare un desiderio.
E un giorno o l'altro vi accorgerete che è lui a coltivare voi.

Francesca

Grammy VS Italy




Ho saputo di recente che con il gruppo "Hijos ilegitimos de Astor" siamo in corsa per il Grammy Award Latino sezione tango per l'album "Tentacion Tango".
Non è per autocelebrazione che lo scrivo.
Solo per far presente che in Italia nessuno ha creduto in noi ed ora un gruppo di italiani che interpreta il tango ha buone possibilità di vincere un Grammy dall'altra parte dell'oceano.
Questo paese è morto.
Ma noi - tutti noi - abbiamo ancora la possibilità di salvarci.

Francesca

lunedì 2 maggio 2011

Going.... everywhere



Talvolta penso che, date le premesse, io debba solo ringraziare di essere viva.
Non era cosa da tutti.
Ma sono ancora qui.
Dispiacerà a qualcuno, ne sono certa.
Ma così è la vita!
La Giordanino non è tipo da gettare la spugna.
Nè oggi, nè domani, nè mai.

Francesca

domenica 1 maggio 2011

L'alba del giorno dopo




Oggi è il 1° maggio.
Scrivo da una Roma assediata da forze dell'ordine, papa boys e aspiranti ascoltatori del concertone di Piazza San Giovanni.
Ovviamente sono chiusa in casa nè potrò muovermi da qui, onde evitare di rischiare la vita o quantomeno la salute mentale.
Ieri un amico mi ha detto che per recarsi IN MOTO dalla stazione Termini a Villa Carpegna alle 10 di sera ha impiegato circa 1 ora e 30.
Un tragitto che di solito richiederebbe una ventina di minuti scarsi.
Molti altri amici e conoscenti invece sono fuggiti già nel pomeriggio per non rischiare di essere intrappolati dall'invasione imminente. Altri ancora seguiranno il mio destino e faranno finta che oggi sia arrivata la fine del mondo, che l'aria all'esterno sia radioattiva e che l'unica possibilità di vita rimasta sia restare sigillati nelle proprie case come il tonno nella sua scatoletta.
En passant mi chiedo quanto giusto sia.
In fondo il 1° maggio è una festa che appartiene a tutti: perchè i romani non possono godere di questo privilegio? O perchè per goderne devono essere costretti all'esilio forzato?
Sembrerà retorico ma lo trovo profondamente antidemocratico.
Ci sono interi quartieri le cui circoscrizioni sono state chiuse al traffico. E se a uno qualsiasi di quei cittadini venisse voglia di andare a trovare un amico a Calcata per mangiarsi un gelato?
Non può. Roma oggi (e anche nei giorni passati) non è la sua citta e lui non è un libero cittadino.
E' uno schiavo della Repubblica e della chiesa che oggi autocelebrano i propri fasti che guardacaso puzzano di falsità da qualunque punto di vista li si guardi.
Certo gli albergatori romani staranno facendo gran festa.
Dubito però che domattina gli operatori ecologici saranno della medesima gaudiosa opinione.
A questi ultimi dedico la mia pur claustrofobica giornata.
Oggi non è forse la festa dei lavoratori?
Avrò ben il diritto di difendere almeno idealmente una categoria fra mille.

Francesca