lunedì 30 maggio 2011

Solus ad solam


Non vi capita mai di trovarvi per caso una sera fra tante a tirare le somme della vostra vita?
E volgendo lo sguardo indietro accorgervi di quanta strada abbiate fatto, di quanta avreste voluto farne in più o in meno ma che comunque sia andata, ora siete qui e nonostante tutto siete felici di esserci?
Ebbene, per me questa è una di quelle serate.
Non fraintendetemi. Questa non è di certo l'apologia del "tempo perduto".
Direi piuttosto il contrario.
Se ripenso alla mia vita anche solo di 10 anni fa... brrrr!
Un brivido ghiacciato mi percorre rapido la spina dorsale, drizzandomi tutti i peli del corpo, nessuno escluso.
Già. Perchè in fondo credo che la gioventù - e l'avventatezza che porta con sè - sia grandemente sopravvalutata.
Certo, qualcuno potrebbe dirmi che sostengo questo a seguito di una giovinezza scandalosamente rovinosa.
E in fondo non saprei come dargli torto.
A una simile affermazione però mi verrebbe spontaneo controbattere come segue: se la giovinezza rovinosa è in grado di farti apprezzare una serena maturità, sarà stata poi una vera sfortuna? O piuttosto un terreno fertile in cui far crescere radici profonde e salde, in grado di cercare l'acqua senza fermarsi mai?
La sicurezza nelle proprie opinioni di adulti e in una solida visione di insieme non vale forse mille serate adolescenziali ben riuscite? 
Il mio giudizio in merito è sicuramente fazioso. Ma non me la sentirei mai scambiare l'attuale serenità  con una qualsiasi giornata confusa e annaspante del 1997, così come non metterei mai all'asta la consapevolezza profonda in cambio di una qualche prodigiosa carriera o abbacinante posizione economico-sociale.
Farò certamente parte di una razza in via d'estinzione e la solenne derisione altrui è ciò che nella più rosea delle previsioni mi aspetta da parte del mondo esterno.
Ma a dire il vero per me l'opinione delle masse non ha poi così tanta importanza.
La massa è quasi emanazione fisica diretta di un istinto animalesco in cui il cervello del serpente prevale su qualsiasi altro elemento, dalla capacità di raziocinio alla grammatica del sentimento. 
Ed un simile accrocco di elementi non godrà mai da parte mia di troppa stima e di conseguenza di una sufficiente considerazione per crearmi dei problemi.
Avere un'opinione diversa dal coro: a questo mi ha in qualche modo "allenata" la mia giovinezza. E di ciò le sono grata.
Quindi infine questa serata che era partita un po' in sordina e con un vago accento melo-malinconico sta dipanandosi quasi con facilità.
La conoscenza è fonte di saggezza e di perpetua curiosità intellettuale. E' una strada in leggera pendenza, con parecchie panchine, molti pensieri e pochissimi compagni di viaggio.
Ma alla mia età "veneranda" posso davvero constatare come il detto "pochi ma buoni" sia sempre più veritiero. Quasi infallibile.
Quindi dedico questo post ai miei "pochi ma buoni" sperando che anche voi stasera facciate lo stesso con i vostri.
Ne vale davvero la pena.

"Colui che vuole comprendere per conoscere, alla fine,               
si rende conto che non deve seguire le mie orme, 
bensì lasciare le sue spostandosi all'interno delle mie, 
perchè è dentro che troverà se stesso, 
perchè è dentro che si trova la gioia perduta,
perchè è sempre dentro che si trova
la porta verso l'esterno dei mondi,
l'esterno che è il vero interno.
Così la gioia non sorride a colui che raccoglie le mie parole,
bensì a colui che si sposta all'interno."

Vangelo di Maria Maddalena

Francesca
 

2 commenti:

  1. Cara Francesca, Ti sono grato, a volte la gioventù "rovinosa" è tale proprio grazie agli occhi acquisiti attraverso le esperienze di quella gioventù e questi occhi, che sono una rappresentazione della nostra percezione, della vita e di noi, incarnano noi stessi, e allora se noi consideriamo rovinosa una gioventù che ci ha dato questi occhi potrebbe darsi che quella gioventù sia stata meno rovinosa di quanto ci pare ora guardando verso l'allora con gli occhi che vengono invece da una saggezza interiore enorme... Allora anche l'attributo rovinoso non si addice e noi facciamo senso di colpa di ciò che è dolore e chiamiamo rovina ciò che ci ha dato la capacità di esistere... il problema è che non si percepisce mai il bene e il male a tempo giusto, per questo si usano i ricordi, la malinconia, la nostalgia e i sogni per vivere correndo attraverso il tempo... Mi permetto di consigliarti di aggiungere alla Tua biblioteca che hai esposto cominciando con Aristofane e Sologub, anche un racconto di I. Asimov, che potresti farti regalare... "Di qui all'eternità" è in una raccolta di racconti.. prova a leggerlo e ci troverai qualcosa del Tuo Hillmann.. g.

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  2. Chiedo scusa, mi sono sbagliato, il racconto di I. Asimov è "La fine dell'eternità".. non già invero "Di qui all'eternità".. Chiedo scusa per il refuso che poi si addice al contesto.. g.

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