martedì 24 maggio 2011

Νίκη


Gli amici ci salvano.
Ed in taluna misura siamo noi a salvare loro.
Ma perchè ciascuno ha tanto bisogno di trovare salvezza, quasi fossimo tutti dei piccoli natanti dispersi in mare?
Non siamo sufficientemente ancorati a moli saldi in grado di impedire alla corrente di portarci via con sè e sballottarci a suo piacimento?
Mi duole constatare come no, non sia affatto così.
E questo perchè molto probabilmente cerchiamo porti sempre più vasti e lussuosi in cui porre al riparo la nostra barca, senza ravvisare però che è proprio NELLA nostra barca che noi viviamo, non fuori da essa.
Non sarebbe quindi preferibile preoccuparci di rendere il nostro ponte di comando più efficiente, la nostra cabina più confortevole, il nostro bagno più lussuoso?
Che importa infine se la bitta a cui abbiamo legato la cima sia fatta d'oro purissimo o di semplice ferro.
L'importante è che resista, che sia solida a sufficienza.
Perchè è all'interno della barca, è dentro l'anima che ognuno di noi è autenticamente se stesso e vive la propria vita. 
E ha poi importanza di che colore sia la carena? Il fatto primario è che sia solida, che riesca a far rimanere a galla l'imbarcazione pure dopo vari urti contro scogli e secche mentre siamo in navigazione nel mare aperto. 
E quale gioia più grande esiste del farsi trascinare dalla corrente di tanto in tanto nel bel mezzo dell'oceano, senza àncora e con il radar spento, giusto per vedere in quale direzione il vento ci spingerà?
Privilegio concesso a barche robuste e capitani coraggiosamente sicuri di sè e del proprio mezzo.
Quindi, buona navigazione a tutti!
E che Poseidone sia con voi.

Francesca

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