martedì 10 maggio 2011

Telefono....Casa!





Eccoci qui.
A fare i conti con la "febbre letteraria" che ciclicamente coglie alla sprovvista e lascia una sensazione d'incolmata ed incolmabile sete di sapere, di qualunque sapere.
Di conseguenza a ciò, dopo aver cogitato e spulciato cataloghi virtuali e non, ho stilato una nuova lista di libri da leggere, tenendo conto anche dei suggerimenti che mi sono arrivati dai lettori di questo blog.
Ecco la sintesi di tanta riflessione esposta per aree geografiche (o temporali) di appartenenza:


1. Antichità:                                     a. Procopio: Carte segrete
                                                        b. Aristofane: Le rane


2. Francia:                                       a. Diderot: La monaca
                                                        b. Maupassant: Forte come la morte

3. Russia:                                         a. Turgenev: Nido di nobili
                                                         b. Sologub: Il demone meschino

4. Area Anglo-Americana :               a. Dickens: Tempi difficili
                                                         b. Peacock: L'abbazia

5. Italia:                                            a. Boccaccio: Decameron
                                                        b. De Roberto: L'illusione

6. Area germanico-scandinava:        a. Strindberg: L'abbazia
                                                         b. Grillparzer: Medea


7. Suggerimenti:                               a. Qui Xiaolong: La misteriosa morte
                                                             della compagna Guan
                                                         b. Sarah Dinant: Le notti al Santa Caterina




Ieri sono andata alla Feltrinelli per cercare i titoli prescelti e mi sono accorta, con grandissimo dolore, che autori del calibro di Heine, Grillparzer, Kleist, Strindberg nemmeno erano presenti negli scaffali della libreria, mentre invece mi sono piccata di osservare come non manchino biografie di tennisti bene in vista sul bancone della cassa o breviari filosofici di sedicenti registi a poco prezzo.
I commessi sono laconici e in modo apertamente seccato fanno emergere non solo il loro bieco disinteresse nei confronti dei libri che vendono ma anche la loro crassa  ignoranza a riguardo: alla domanda "Dove posso trovare i testi di Renè Guenon?" la signora seduta davanti al terminale mi ha guardato con un'aria interrogativa quasi le stessi domandando di spiegarmi il teorema di Einstein sulla scissione dell'atomo.
Ovvio, non posso pretendere che un venditore sia un finissimo conoscitore della materia, soprattutto al giorno d'oggi in cui le librerie non sono più di "proprietà" ma fanno parte di catene industriali totalmente disumanizzate al pari di un fastfood o di un supermercato. Ma ciò che non accetto - in quanto amante della letteratura e quasi adoratrice dell'oggetto "libro" in sè - è  la marcata manifesta disaffezione che sfocia quasi in disprezzo, deprecabile se non altro perchè denuncia una totale mancanza di deontologia professionale.
Ma si sa. Io vivo fuori dal mondo. Le mie regole, le regole che fanno parte del mio vissuto e della mia esperienza e secondo cui tento di dirigere la mia vita, non sono più quelle della comunità (o non lo sono mai state?).
E talvolta si deve coesistere con l'amara sensazione di essere alieni che camminano in un pianeta straniero, dove le regole del vivere quotidiano sono totalmente sovvertite rispetto ai propri parametri.
Non voglio giudicare chi abbia ragione o torto. Chi giudica lo fa perchè ancora sente di appartenere ad una società di cui tenta disperatamente di capire le regole e i valori e in qualche modo influenzarne il corso.
Questo sentimento è ormai lungi da me. Sono aliena in terra straniera e mi muovo con cautela; non comprendo e non mi faccio comprendere perchè il linguaggio a cui sono usa non è il medesimo degli "autoctoni" che si dirigono innanzi con disinvoltura su questo pianeta; sono fraintesa e fraintendo intenzioni ed osservazioni; la mia buona fede non è vissuta come tale ma scambiata da alcuni come frode, da altri come vezzo, da altri ancora come sudditanza; la mia esperienza non viene percepita nè tenuta in considerazione perchè io parlo al cuore  per mezzo del cuore e chi ascolta lo fa dalle orecchie per mezzo di non so cosa.
Talvolta mi sento impaurita e travolta dalla folla e vorrei solo sgusciare in un angolo riparato e lì restare, in silenzio, in compagnia di pensieri che carezzano e consolano me e coloro che ancora sono in grado di amare.
Ma poi a scapito di tutto trovo il coraggio di incrociare di nuovo la folla e di amarla pur nella sua diversità perchè so che - presto o tardi - ricapiterò sull'astronave che mi riporterà a casa. 
Ovunque "casa" sia.....

Francesca


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